Con il suo ultimo La vera vita - espressione di Rimbaud che rappresenta il tema della filosofia - il francese Alain Badiou, uno dei massimi filosofi viventi, si rivolge ai giovani al riguardo di quel che la vita può offrire, delle ragioni per le quali occorre assolutamente cambiare il mondo, ragioni che, per ciò stesso, impongono di assumersi dei rischi.
Questo rivolgersi ai giovani diviene un appello alla loro corruzione, nel senso di tentare di dimostrarle che esiste una falsa vita, una vita devastata, ridotta con ogni mezzo alla pura e semplice soddisfazione delle pulsioni immediate, e che, invece, per conquistare la vera vita bisogna lottare contro le prevenzioni, i preconcetti, l'obbedienza cieca, le consuetudini ingiustificate.
«Fondamentalmente, corrompere la gioventù significa una cosa sola: tentare di fare in modo che la gioventù non ripercorra i sentieri già tracciati, che non sia semplicemente votata a obbedire ai costumi della città, che possa inventare qualcosa, proporre un altro orientamento per quel che riguarda la vita.
La gioventù ha due nemici interiori. Il primo nemico è quella che potremmo chiamare la passione per la vita immediata, per il piacere, per l'istante. Quando questa passione organizza una vita intorno al singolo giorno, una vita appesa all'immediato del tempo, una vita in cui il futuro è invisibile o comunque del tutto oscuro, allora si viene indotti a una forma di nichilismo, una forma di concezione dell'esistenza che non ha alcun senso unificato. Una vita privata di significato, e dunque incapace di durare nel modo in cui dura una vita vera e propria. Quello che allora si chiama "vita" è un tempo ritagliato in istanti più o meno buoni, più o meno cattivi, e in fin dei conti avere più istanti possibili che siano pressappoco accettabili è tutto quello che si può sperare dalla vita. In definitiva, questa concezione smembra l'idea stessa della vita, la disperde, ed è il motivo per cui questa visione della vita è anche una visione della morte. La morte afferra la vita e la decompone, la strappa al suo significato possibile.
Dall'altro lato, la seconda minaccia interiore di un giovane è apparentemente opposta. Ovvero la passione per la riuscita, l'idea di diventare ricchi, potenti, di avere successo. L'idea non già di consumarsi nella vita immediata ma al contrario di trovare un posto al sole nell'ordine sociale esistente. La vita diviene allora la somma degli stratagemmi utili al successo, a costo, per riuscirci, di sottomettersi meglio di ogni altro all'ordine vigente. Non è il regime della soddisfazione immediata, del godimento, è il regime del progetto ben costruito, efficace.
In fondo, quando si è giovani, senza saperlo chiaramente si è preda di due possibili orientamenti dell'esistenza: la passione di bruciarsi la vita, la passione di costruirla. È perché esistono queste due passioni contrarie che i giudizi sulla giovinezza sono da lungo tempo così opposti. Giudizi in netto contrasto, fra l'idea che la giovinezza sia un momento meraviglioso e l'idea che la giovinezza sia un momento terribile dell'esistenza».
I giovani devono dunque accordare la propria soggettività a un compito completamente nuovo: l'invenzione di una nuova simbolizzazione.
«Nulla è più importante che fare attenzione ai segnali che indicano che potrebbe accadere altro da quel che accade. Esiste ciò di cui siete capaci, e allora si tratta della costruzione della vita, dell'utilizzo delle proprie capacità, ma esiste anche quello di cui ancora non sapete di essere capaci, ed è questa la cosa più importante: ciò che si scopre quando ci s'imbatte in qualcosa di imprevedibile. Ad esempio, quando ci si innamora sul serio, quando si partecipa a una sollevazione in favore di una nuova idea, quando cresce in voi una vocazione artistica, quando siete attratti da questioni scientifiche inedite. In tutti questi casi, si scopre in se stessi una capacità che si ignorava.
Si può dunque dire che esiste quel che voi potete costruire, ma che esiste anche quel che vi fa andare più lontano; esiste quel che vi può "sistemare" ma esiste anche la vostra capacità di viaggio, d'esilio. Esiste quel che volete costruire, quello di cui siete capaci ma esistono anche i segni di ciò che vi chiama a partire, ad andare oltre quello che sapete fare, costruire, "sistemare". Costruire e partire, partire verso quel che possiamo essere, verso ciò che è la vostra autentica realtà. Bisogna scoprire ciò di cui si è capaci, per quel che riguarda una vera vita creatrice e intensa, bisogna risalire verso la propria capacità».
La funzione del filosofo, da sempre, è quella di corrompere il giovane, di invitarlo a scoprire il soggetto di cui è capace, a trovare la "violenza nuova" attraverso la quale affermare, per la gioia dei veri padri, il mondo nuovo che intende creare.