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venerdì 10 gennaio 2014

un po' del tuo sangue

Dopo More Than Human, Theodor Sturgeon offre, in un altro suo romanzo, ancora un esempio di apparente – o comunque solo statistica – mostruosità. In Un po’ del tuo sangue (1961) viene presentato il caso di un uomo che, in determinati momenti della sua vita, in circostanze di particolare crisi, sente il bisogno di nutrirsi di un po’ di sangue. Certo, quest’individuo è particolare, del tutto singolare per questa sua caratteristica. Sicuramente strano e inquietante. Ma, a ben rifletterci, sembrerebbe in fondo non troppo dissimile dagli altri uomini.


«R. Ho sempre pensato di averne bisogno e di essere l'unico. 
D. È che guardi la cosa dal lato sbagliato. Forse non sono in molti ad aver bisogno di succhiare il sangue, ma sono milioni, anzi miliardi, quelli che provano la stessa cosa che spinge te a succhiare il sangue. 
R. Non capisco. 
D. Tutti sulla terra a volte si sentono soli, smarriti. Proprio come te. Ognuno ha il suo modo di affrontare la cosa, così come ce l'hai tu». 

Sicuramente egli è l’unico – o comunque uno dei non molti individui – ad aver bisogno di succhiare il sangue, ma probabilmente a tutti gli uomini sulla terra capita di sentirsi soli e smarriti, e ognuno è spinto da questa provata solitudine ad affrontare la cosa a modo suo. Per quanto lo faccia in modo diverso, «tutto ciò che vive nel mondo assimila delle cose in sé poi le elabora e poi elimina quello che non gli serve. Qualunque cosa stia facendo, un essere vivente si mantiene in vita grazie a questo processo. Assimilare e poi elaborare e poi eliminare gli scarti. È per questo che vive e cresce ed è in questo modo che cresce. Il processo primario, l'assimilare, provoca appagamento, mentre il processo secondario, l'eliminare, provoca sollievo».
Tutto ciò che vive, ogni essere vivente, si mantiene in vita e cresce assimilando, elaborando ed eliminando, scartando ciò che trova intorno a sé. È nato un superuomo, un essere più che umano, che forse ha bisogno di un po’ del tuo sangue o forse troverà un altro modo per affrontare le sue crisi di solitudine, le stesse che hanno molti; un individuo che con appagamento assimila e con sollievo elimina la realtà esterna che lo circonda, la nega, la trasforma; spinto all’azione da un umanissimo desiderio di riconoscimento, mosso dal bisogno di creare la propria autentica libertà, un angelo ha spiccato il volo. Umano, più che umano, oppure umano, troppo umano?

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