Questo libro raccoglie una serie
di studi scritti in diverse occasioni ed è dominato da una sola idea fissa.
Inoltre questa idea non è la mia, ma di Gramsci. L’idea fissa, che giustifica
anche il titolo, è la seguente: “mi pare che si possa affermare che molta
sedicente ‘superumanità’ nicciana ha solo come origine e modello dottrinale non
Zarathustra, ma il Conte di Montecristo
di A. Dumas” (A. Gramsci, Letteratura e
vita nazionale, III, “Letteratura popolare”). Gramsci sta parlando del
niccianesimo degli stenterelli imperante ai suoi tempi e dice chiaramente e
polemicamente: il vostro superuomo non viene da Zarathustra bensì da Edmond
Dantès. Se si pensa a Mussolini, che divulgatore del superomismo nicciano era
al tempo stesso autore di narrativa d’appendice, si vede che l’ipotesi
gramsciana colpiva nel segno. Sviluppare l’ipotesi gramsciana significava
andare alla ricerca degli avatars del
superuomo di massa, e così fanno questi saggi, da Sue sino a Salgari o a
Natoli, per finire ai tempi nostri con un superuomo raccontato in termini di spy thriller – ed è James Bond. Non per
questo la storia del superuomo di massa è da ritenersi conclusa. Rimangono
innumerevoli casi in cui esso riappare. Si veda per esempio sul mio Apocalittici e integrati lo studio sul
Superman dei fumetti. E poi sarebbe interessante vedere i nuovi superuomini
cinematografici e televisivi, ispettori con le Magnum. E l’apparizione della Überfrau, dalla Wonder Woman dei fumetti
già anteguerra alla recentissima Bionic Woman. Eccetera eccetera eccetera,
benemerita schiera di cui già aveva detto una volta per tutte Gramsci: “il
romanzo d’appendice sostituisce (e favorisce al tempo stesso) il fantasticare
dell’uomo del popolo, è un vero sognare a occhi aperti… lunghe fantasticherie sull'idea di vendetta, di punizione dei colpevoli dei mali sopportati…”
(Umberto Eco, Il superuomo di massa)
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