Il breve e denso saggio del filosofo francese Alain Badiou, Metafisica della felicità reale, parte dalla certezza che ogni filosofia sia una metafisica della felicità, perché altrimenti essa non varrebbe una sola ora di sforzo: imporre al pensiero e alla vita le faticose prove della dimostrazione, della logica, dell'intelligenza, dell'attenta lettura - così come, però, anche del rischioso impegno nelle manifestazioni politiche e negli amori privi di garanzie - non avrebbe senso se tutto ciò non fosse necessario all'esistenza della vera vita. Definendo la felicità come l'affetto del vero, come il segnale infallibile di qualunque accesso alle verità, Badiou procede in quattro tempi.
Primo chiarisce il vantaggio della filosofia, del nutrire in sé un desiderio di filosofia. La filosofia è insieme un desiderio di rivoluzione e un'esigenza di razionalità - una "rivolta logica", direbbe Rimbaud -, pretende di pensare e realizzare l'universale ma è sempre anche una scommessa e un investimento arrischiato, un lancio di dadi. Il mondo attuale, però, sembra inapprobriato a questo carattere della filosofia: alla sua rivolta oppone la pretesa di essere nella sua forma realizzata già un mondo libero, per cui non occorrerebbe volerne auspicare uno migliore; alla sua logica oppone la dimensione illogica di una comunicazione incoerente che propone solo uno spettacolo privo di memoria; alla sua universalità oppone da una parte l'astrazione monetaria, il denaro quale unico segno che universalmente circola e si scambia, dall'altra la frammentazione in gruppi definiti e chiusi e in individui concorrenti che difendono ognuno i propri privilegi; al suo rischio, infine, oppone l'ideale del calcolo della sicurezza. La filosofia, il suo desiderio rivoluzionario, è allora un vantaggio perché impedisce che l'idea della vera vita e di una felicità reale sia ridotta da questo mondo alla mera soddisfazione consumatrice che esso, invece, propone.
In seguito affronta la necessità dell'anti-filosofia (quella di Nietzsche e soci) quale antidoto contro la trasformazione della stessa filosofia in accademismo e noia, quale elemento di rottura con il corso del mondo, con i suoi sentieri degli usi ordinari e con l'assunzione delle idee dominanti. Gli anti-filosofi ci ricordano che il soggetto esiste solo nell'elemento teso e paradossale della scelta e della scommessa e che nessuna felicità è immaginabile se l'individuo non va oltre il tessuto delle mediocri soddisfazioni nelle quali sguazza per diventare il soggetto di cui è capace. Essi invitano a affidarsi agli incontri, a votare la propria fedeltà a ciò che è ufficialmente bandito, a ostinarsi lungo i sentieri dell'impossibile, a andare fuori strada. Così l'anti-filosofia tiene acceso e vivo il desiderio di rivoluzione della filosofia stessa.
Ancora, affronta di petto la domanda "come cambiare il mondo?". La risposta di Badiou è quella di diventare una parte soggettiva delle conseguenze di un evento locale, di restare fedeli a un evento. Se un evento è una rottura locale nell'ordinario divenire del mondo, la cui forza risiede nel fatto che esso espone qualcosa del mondo che restava nascosto, rivela una parte del mondo che non esisteva precedentemente, rimuove un vincolo facendo emergere chiaramente possibilità inedite di pensiero e azione, allora il prendervi parte e restarvi fedeli con disciplina consente di scoprire in se stessi una capacità attiva che si ignorava di possedere. Un evento è una promessa della possibilità che sia possibile qualcosa che anteriormente
era impossibile, è un processo concreto nel mondo che sviluppa le diverse
forme di possibilità di quanto era impossibile. Questo consente all'individuo un godimento dell'impossibile, una vittoria contro la finitudine, l'accadimento, in se stesso, del soggetto che scopre di poter diventare. E questa è la felicità reale secondo il filosofo francese: una nuova forma che sia una vittoria sulla dittatura della soddisfazione, il godimento di un'esistenza potente e creatrice di qualcosa che dal punto di vista di questo mondo era impossibile. Come cambiare il mondo? Essendo felici, ma si dovrà pagarne il prezzo che è quello di esserne a tratti davvero insoddisfatti.
Infine, pone questo legame tra verità e felicità nel contesto della sua stessa scrittura filosofica, prospettando un nuovo testo che formi e completi una trilogia con i suoi precedenti L'essere e l'evento e Logiche dei mondi.
La felicità è una vittoria contro la finitudine, è un godimento finito dell'infinito.