Le storie dei cocktail che Giovanni Giaccone raccoglie nel suo libretto Cocktailsofia sono spesso avventurose (legate alle scorrerie dei pirati, alla guerra ispano-americana a Cuba, ai pericoli della seconda guerra mondiale), divertenti, avvolte nei fumi dell'alcool di chi le ha raccontate, così da produrre un effetto tra la leggenda e l'esagerazione. Che derivi il proprio nome da una bevanda azteca fermentata con il miele (octli), dalla coda di gallo (cocktail) dai variopinti colori cui davano origine le prime miscele di whisky, gin e succo di frutta, dai bicchieri dalla caratteristica forma a uomo (coquetelle) in cui alla metà dell'Ottocento a New Orleans si serviva una miscela di cognac e assenzio, il cocktail non è solo una semplice ricetta ma una storia, è letteratura allo stato (alcolico) puro, perciò è essenziale un'arte del bere con sapienza.
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