Era una festa meravigliosa, su questo non potevano esserci dubbi. Come tutto luccicava, profumava, rumoreggiava! Non si poteva decidere se fosse più intenso il luccichio dei gioielli o quello delle decorazioni. La luce che diffondevano i lampadari giocava e danzava sulle candide schiene nude e i volti accuratamente dipinti delle signore, sulle nuche grassocce, sulle camice inamidate e sulle uniformi rigide degli uomini impettiti, sulle facce sudate degli inservienti che si aggiravano per le sale con le bevande. Profumavano i fiori sparsi un po’ ovunque nel padiglione; profumavano le essenze parigine di tutte quelle signore tedesche; profumavano i sigari degli industriali e la brillantina dei giovani slanciati nelle loro eleganti, aderenti divise da SS; profumavano i principi, le principesse, i capi della Polizia segreta di Stato, i direttori dei feuilletons, le dive del cinema, i professori universitari, che occupavano una cattedra di scienza della razza o della guerra, e i pochi banchieri ebrei, la cui ricchezza e le cui relazioni internazionali erano tanto potenti da permettere loro di prendere parte a una manifestazione così esclusiva. Si diffondevano folate di effluvi artificiali come a coprire un altro aroma, il puzzo stantio e dolciastro del sangue, che in realtà era amato e impregnava ormai l’intero paese, ma di cui si provava un po’ di vergogna in un’occasione tanto straordinaria e in presenza dei diplomatici stranieri.
(Klaus Mann, Mephisto. Romanzo di una carriera)
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