L'acquarello di pastelli lumeggiati a gouache di Félicien Rops, Pornocrate, racconta paradossalmente e ironicamente l'eterna figura del desiderio nelle categorie di un Occidente cristiano che penalizza la sessualità e associa il maiale agli istinti, alle pulsioni e alle passioni. Chiaramente è un'allegoria della Fortuna, gli occhi bendati, obbediente a un'imperiosa necessità pagana che assoggetta al suo passo tutte le muse perdute nel loro autismo. Da un'eternità il porco simboleggia le passioni sensuali e il piacere innocente provato nella semplice voluttà del fango.
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