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domenica 30 aprile 2017

teoria del kamikaze (e letture di aprile)

Con il suo piccolo saggio Teoria del kamikaze il filosofo francese Laurent de Sutter indaga questa attuale figura dell'attentatore suicida riconoscendolo come un essere estetico, un attore di una scena pirotecnica il cui obiettivo non è tanto la distruzione quanto la sua possibile visibilità. L'attentato suicida è un dispositivo estetico, mediatico, perché si presenta ed è esperito in quanto immagine prima ancora che in quanto semplice fatto. Come i blockbuster hollywoodiani catastrofici, di cui sembra replicare le immagini, l'attentato suicida racconta il trionfo della luce dell'esplosione sull'infrastruttura materiale del mondo, del flash luminoso sugli edifici che dovrebbero costituire la materia di cui è fatto il mondo. Il kamikaze è un essere dell'epoca delle immagini, il suo scopo non è tanto quello di infliggere danni effettivi, quanto quello di mostrare un'immagine la cui impressione sia tanto forte e potente da paralizzare: il dispositivo tecnico-mediatico-estetico dell'attentato suicida ha come obiettivo la siderazione che carpisce gli sguardi, colpisce gli animi e paralizza i corpi. Attentati suicidi dei kamikaze e film catastrofici condividono quell'esperienza contemporanea del sublime che è la destruction porn, l'attrattiva pornografica per lo spettacolo della rovina, portatrice di un'esperienza più grande di sé dinnanzi alla quale non ci si può trovare che siderati.
Tutt'altro che nichilista, il kamikaze è, al contrario, il cavaliere del reale e del suo accadimento effettivo in un'epoca - quella della riproducibilità tecnica - in cui il reale non si offre sotto la forma del fatto ma sotto quella dell'immagine, in cui il reale appartiene alla sfera dell'apparenza e non a quella della realtà. Il kamikaze intende fare immagine, saturare lo spazio delle immagini con un flash accecante e trionfare nella gara per la visibilità. Il kamikaze è un flash che rende visibile come la visibilità sia il luogo stesso dell'ordine del reale.

Due bei romanzi questo mese. Ottima scoperta, grazie anche all'incontro con l'autore, il pranzo kosher e la visita al tempio organizzati dalla sinagoga diFirenze che ne hanno preceduto la lettura, il romanzo di Michael Chabon Wonder Boys. Quando un autore è appassionato di fumetti, per me è sempre un valore aggiunto.
Riuscita la riscrittura dello shakespeariano Racconto d'inverno realizzata da Jeanette Winterson con Lo spazio del tempo, che riesce insieme a non tradire l'originale e a non essere mero rifacimento, ma vero rilancio.
Ancora Cinquecento con Scienza e vita civile nel Rinascimento italiano di Eugenio Garin.
Bello narrativamente e graficamente il primo volume della serie a fumetti Tokyo Ghost di Rick Remender.

domenica 2 aprile 2017

letture di marzo

I libri letti con i gruppi di lettura spesso sono deludenti, ma il bello e il piacere in questo caso stanno nella discussione e nello scambio che avvengono al momento dell'incontro e del confronto. In questo mese ho finito due libri che rientrano in questa categoria. L'energia della vergogna, del russo Fazil' Iskander, non è certo un romanzo di formazione, una storia sulla difficoltà di diventare grandi, visto che l'unico elemento di maturazione del protagonista nelle 200 pagine del libro è dato dall'imparare a leggere l'ora sull'orologio e poi, d'improvviso, nelle ultime 5 pagine, passano dieci anni e lui ha finito l'università, quando noi lo avevamo lasciato "primo della classe" (misteriosamente, visti i voti sul suo quaderno che dopo un primo 'ottimo' crollano su livelli medi) alle elementari. Non è un romanzo storico, di ambientazione storica, un racconto in cui la Storia si intreccia con le storie dei personaggi, il destino con le loro vite, visto che questo presunto 'sfondo sanguinante' - della guerra e del regime staliniano - cui si accenna alla fine del libro inizia a essere nominato, e solo vagamente, giusto nell'ultimo quarto del testo. Insomma, non è nulla di quello che viene spacciato sia. Si tratta, dunque, invece, di un groviglio di memorie infantili narrate convulsamente, senza un filo logico e, soprattutto, con uno stile che alterna la piattezza di un linguaggio da bambino e gli inutili barocchismi di un adulto che non sa scrivere. Un romanzo che non porta da nessuna parte e che viene subito abbondantemente a noia.
Due opportunità date a un giovane autore italiano, Giorgio Fontana, entrambe un fallimento. Prima Morte di un uomo felice, romanzo privo di alcun valore letterario. Poi Novalis che, peggio, si rivela anche privo di una trama dotata di senso alcuno.
Nuovo, per me, autore di genere è Walter Mosley che comincia bene con il suo Il diavolo in blu. Bello anche il lungo racconto di una vita sulle onde, sul surf, di William Finnegan Giorni selvaggi.
Due deludenti graphic novel, Il gusto del cloro di Bastien Vivès e Blankets di Craig Thompson, mentre si conferma un grande autore Brian K. Vaughan con Gli Escapisti
Ancora sul Rinascimento con l'antologia curata da Eugenio Garin L'uomo del Rinascimento. E sempre per un po' di storia Carlo Ginzburg sulla stregoneria e i culti agrari tra Cinquecento e Seicento, I benandanti, e Carlo M. Cipolla sulla peste a Prato nel Seicento, Cristofano e la peste.
Davvero utili gli strumenti, le tecniche e i design pattern spiegati da Walter Nuccio nel suo corposo e chiaro manuale La progettazione dei giochi da tavolo.

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