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martedì 3 giugno 2014

la via del samurai

Lo Hagakure, settecentesco breviario e galateo dei samurai, è riletto da Yukio Mishima in La via del samurai come un'opera filosofica che presenta tre principali caratteristiche: come filosofia dell'azione, considera questa come la prima funzione della soggettività; come filosofia dell'amore, si basa sulla salda convinzione che ciò che promana dalla pura istintiva sincerità, dall'amore appunto,si evolva in fedeltà e devozione e conduca così direttamente a un ideale per cui vivere e battersi, e per cui, se necessario, morire; come filosofia di vita, infine, proprio perché non si tratta di un sistema strutturato con rigorosa coerenza logica, ma contiene anzi vari principi così pieni di apparenti contraddizioni, esso è una vivente filosofia che considera la vita e la morte come le due facce di una stessa moneta.
Come l'antropologa americana Ruth Benedict mette in luce nel suo libro Il crisantemo e la spada, la moralità giapponese è una "moralità della vergogna": la via del samurai espressa nello Hagakure, infatti, dà valore alle apparenze esteriori perché un guerriero deve sempre tenere costantemente presenti i suoi nemici e non ha altra scelta che difendere il proprio onore e chiedersi se verrà svergognato o meno di fronte ai suoi avversari, se lo disprezzeranno. La coscienza del samurai si immedesima negli avversari, quindi la caratteristica di Hagakure non è una moralità introspettiva, bensì una moralità attenta all'apparenza, rovesciata verso l'esterno: il nemico esamina e valuta il comportamento come uno specchio, e un samurai deve sentire, costantemente, che la sua bravura supera quella di tutti gli altri. Ma come elogia l'energia e approva gli eccessi, così lo Hagakure, sorprendentemente, ammette le virtù dell'armonia e dell'umiltà: il testo si contraddice sfacciatamente, ma questo fa parte del suo fascino arcano.
Come gli antichi greci associavano l'estetica all'etica, così la morale del samurai è determinata dall'estetica: ciò che è bello deve essere forte, vivace, traboccante di energia, ciò che è morale deve essere bello, mettendo insieme bellezza e ideali etici con la massima tensione possibile. Se, in nome dei traguardi morali, un uomo tende a vivere in modo bello, allora tutti i suoi giorni dovranno essere un continuo di tensione, senza un attimo di tregua.

"Vi sono due generi di orgoglio, l'interno e l'esteriore. Un samurai che non abbia entrambi i tipi di orgoglio non val nulla.L'orgoglio del samurai può essere paragonato ad una spada, la cui lama va affilata e poi infilata nel fodero. Di tanto in tanto verrà sguainata, sollevata a livello degli occhi, pulita, indi rinfoderata. Se un samurai sguaina di continuo, e brandisce, la sua spada, la gente lo giudicherà inavvicinabile, e lui non avrà amici. D'altro canto, se la spada non venisse mai estratta, arrugginirebbe, la lama si farebbe ottusa, e la gente piglierebbe alla leggera il samurai" (Libro II).

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