"Ben... La vita è lunga. E strana. E piena di... Pensa a una lunga strada. A un'autostrada. Alla madre di tutte le autostrade. Una decina di corsie in entrambe le direzioni. E quella strada ha centinaia... migliaia... di vie che si immettono, uscite, sbocchi laterali. Tu dai un colpetto al freno. A sei corsie di distanza, un chilometro indietro, c'è un incidente. L'hai provocato tu?"
(da Fantastic Four #9, dell'agosto 2013, su Fantastici Quattro #9, del febbraio 2014).
Con queste parole Reed Richards (Mr Fantastic) cerca di convincere Ben Grimm (la Cosa) che non può sentirsi responsabile se forse, accidentalmente, una qualche sua azione ha favorito l'incidente che, sfigurando Victor Von Doom, generò nel giovane l'origine del Dottor Destino, tiranno di Latveria e arci-nemico dei Fantastici Quattro.
Ma l'intelligentissimo e illuminato Mr Fantastic si sbaglia, ha filosoficamente torto. Il suo è un discorso legalista, di una morale calcolata e calcolabile, ma in etica la responsabilità o è illimitata o non è, direbbe Jacques Derrida. Ha ragione, perciò, la Cosa a sentirsi responsabile per le proprie azioni, a sentirsi chiamato da una responsabilità infinita e incalcolabile, a sentirsi chiamato a rispondere a tale appello etico. Solo così egli è un eroe, partecipa di un eroismo etico filosoficamente superiore a ogni rassicurante calcolo morale.
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