Con il sottotitolo de Il male dentro Salvatore Patriarca conduce la sua analisi filosofica della serie televisiva The Walking Dead. La tesi del saggio è che l'ambientazione in un mondo catastrofico consenta alla narrazione televisiva della serie di affrontare tre grandi temi quali il rapporto dell'uomo con la natura e l'ambiente circostante, il problema della presenza (o assenza) della tecnologia, la costruzione della relazione all'altro e dello spazio comunitario. L'invasione degli zombie fa tabula rasa di quanto vissuto e conosciuto dagli uomini, obbligando così a pensare all'ambiente in cui attualmente si vive in maniera differente, scoprendolo fragile: l'angosciosa realtà di uno spazio privato delle rassicuranti certezze quotidiane permette di cogliere la quantità di elementi di senso che costellano l'esistenza umana ma che, per la maggior parte e normalmente, non sono presi in considerazione perché dati per scontati. Revocata la sicurezza dell'ambiente esterno, non un passo è sicuro nel nuovo mondo degli zombie e la natura sembra aver perso quella gentilezza che secoli di attività umana le avevano garantito, divenendo/tornando oscura, pericolosa, incontrollabile, minacciosa, ostile. Ma anche lo spazio interno, la casa, come residenza permanente e privata cessa di esistere come prima, nella scomparsa di ogni capacità di proteggerlo.
Allo stesso modo, il sapere tecnologico è distrutto e le comunicazioni estremamente limitate: l'uomo ha perso l'arma del sapere nell'azzeramento della sedimentazione conoscitiva che la successione delle generazioni ha prodotto e tramandato, ereditato e arricchito. Così, conoscenza e tecnica si rivelano quali complementi umani dell'ambiente vitale, essenziali a garantire una vita che non si riduca alla sopravvivenza.
Ancora, nella figura dello zombie l'altro viene vissuto come un dubbio continuo, dubbio che però si insinua nello stesso sé perché, si scopre, il male (il contagio degli zombie) è dentro l'uomo stesso: così, "l'antropologia di The Walking Dead è un'antropologia negativa, sul filone di quella kantiana, secondo la quale la natura recondita dell'uomo è quella di un 'legno nodoso', che non potrà mai essere del tutto dritto". Gli zombie, quindi, rappresenterebbero la proiezione di un'oscurità umana che dovrebbe restare soggiogata all'interno, ma che, invece, non è più trattenuta ed è giunta alla visibilità. La serie, quindi, narrerebbe di un uomo che va ricostruito, riportando il male sotto controllo, del rinnovato tentativo di porre le fondamenta di un vivere comune che possa tenere a bada il male che l'uomo ha dentro.
0 interventi:
Posta un commento