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domenica 27 febbraio 2011

big brother is watching you

Il Grande Fratello produce ed è il prodotto di uno spazio pubblico in cui la violenza del gruppo si esercita sulla base di somiglianze e apparenze: maggiore o minore conformità a un modello di riferimento, maggiore o minore pertinenza a uno spazio sociale legittimo, lo spazio prediletto dal pubblico. Esercitando un controllo sulle comunicazioni che hanno luogo nell’appartamento, il processo del Grande Fratello riflette e ridefinisce le linee di legittimità pubblica. È un meccanismo di costruzione del politico, un processo di ridefinizione, attraverso il dibattito e l’esclusione, dei parametri di riconoscimento pubblico.
Il Grande Fratello ci invita a osservare i criteri in base ai quali si esercita e si deve esercitare la violenza del gruppo. Si tratta di una violenza pubblica perché è esercitata in pubblico e per il pubblico: è una violenza visibile e da vedere. L’attributo della pubblicità, così inteso, accomuna il Grande Fratello alla violenza ugualmente legale e pubblica della gogna e del supplizio.
Il pubblico-audience guarda all’appartamento per decidere, ma soprattutto per imparare, quali siano i comportamenti giusti, le virtù pubbliche, i modelli legittimati e vincenti. E le virtù pubbliche emergono da comportamenti privati, modi di essere a prima vista insignificanti, idiosincrasie personali e vizietti, i casi strani della vita, le più diverse vicende personali, eccezionali e curiose, o comuni e banali. Questo privato è sottoposto ad attenta osservazione e discussione pubblica: “sottrarre la vita privata allo sguardo pubblico”, scrive Bauman ne La solitudine del cittadino globale, “non è più nell’interesse del pubblico”.
Le miserie private degli ospiti dell’appartamento vengono sottoposte al tribunale di una ragione pubblica che su di esse discute e delibera. L’audience ricorda lo sguardo “attivo” del potere sul pubblico tipico del sorvegliante, del medico, del maestro, piuttosto che lo sguardo “passivo” del pubblico sul potere, tipico della sovranità. Osservando ciò che accade nella casa privata del Grande Fratello, l’audience apprende gli standard del governo della cosa pubblica, riconosce i criteri normativi di normalità, produce gli esempi di vita buona, o al contrario di vita infame, individua le patologie sociali.
Quindi, a ben vedere, non c’è una moltitudine che, raccolta in una piazza mediatica, osserva la gogna, non c’è il sovrano che le si mostri glorioso, terribile e magnifico; nel Grande Fratello non c’è sovrano. C’è invece un grande esperimento di psicologia dei gruppi, basato sulla spettacolarizzazione della vita quotidiana, che invita a controllare, riflettere, discutere sui modelli di vita buona, degna di essere vissuta, vigenti nel gruppo, e sui criteri normativi, desiderabili o biasimevoli, di normalità nel gruppo. Attraverso il Grande Fratello, la “società di controllo” riflette su se stessa.
Si noti che, a differenza del Grande Fratello del libro di Orwell 1984 – il Grande Fratello totalitario –, il nuovo Grande Fratello televisivo non vuole produrre l’”uomo nuovo”, non produce identità forti e riconoscibili, coerenti, con un progetto di vita inscritto nella loro normalità: lo studente, il soldato, l’operaio… Da Foucault sappiamo che, nella società moderna, queste identità chiare e riconoscibili erano il prodotto di istituzioni come la scuola, l’ospedale, l’esercito, la prigione, la fabbrica, tipiche di ciò che egli chiamava “sistema disciplinare” (Sorvegliare e punire). Oggi, alle pratiche disciplinari si è affiancato un nuovo sistema di controllo. Nella società di controllo, come nel Grande Fratello televisivo, l’identità tende a farsi evanescente perché deve modularsi in base agli spazi che attraversa, ai codici che la scandiscono: per avere successo bisogna sembrare spontanei, apparire autentici, “fingere di non fingere”, stabilendo con il pubblico un contatto personale. La sfera pubblica è ora “il mezzo comune di una appropriazione divenuta privata: si entra così nei misti pubblico-privato che costituiscono il mondo moderno. Il legame diventa personale” (Deleuze e Guattari, Millepiani). Il contatto personale garantisce un controllo efficace e continuo: ognuno controlla se stesso e gli altri, tutti controllano tutti.

(da Giulio Itzcovich, Grande Fratello. Le due morti di Jade Goody, in Pop Filosofia)

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