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martedì 23 luglio 2013

resistenza

Se l’apertura all'avvenire è da considerare l’assioma, l’imperativo, diciamo, categorico della democrazia, ciò che la mette in movimento e la collega a giustizia, dignità innegoziabile e irriducibile a qualsiasi calcolo economico o di diritto degli spettri dell’alterità, è però certo che talvolta possa essere preferibile che qualcosa non accada, possa addirittura essere necessario e giusto impegnarsi per impedire che questo o quello capitino, arrivino; queste occasioni di opposizione a ciò che avviene sono motivate dal ritenere che ciò di cui si preferisce il non arrivo sia qualcosa che possa sbarrare l’orizzonte ad ogni altro futuro a venire, porre un limite per la venuta di altro, per l’avvenire stesso. 
Sono dunque insieme necessarie l’esposta e incondizionata apertura all’avvenire, all’evento, e la vigilanza su tale apertura, affinché rimanga appunto aperta, affinché non arrivi qualcosa a volerla sanare, chiudere definitivamente impedendo ad altro di avvenire, arrivare.


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