Il romanzo di Nicola Lagioia, La ferocia, non è riuscito a convincermi totalmente, pur nel complesso non dispiacendomi neanche. La narrazione polifonica, presentando le prospettive parziali, frammentarie e non cronologiche dei personaggi coinvolti, crea complessità, attesa e attiva partecipazione alla lettura, il che è decisamente positivo. Il crudele istinto è declinato in diversi aspetti: la ferocia dell'amore, della passione, dei rapporti familiari, la ferocia del potere, del denaro, del sesso, la ferocia del cemento e dei veleni che devastano i territori, la ferocia istintuale e animale che nessun addomesticamento può eliminare del tutto. Elementi positivi, ma narrazione e trama non conquistano, qualcosa manca, il colpo è imperfetto.
Un amore di Dino Buzzati, mettendo in scena la complessa e tormentata relazione tra un architetto cinquantenne e una ventenne prostituta, si interroga e indaga i diversi possibili - complementari e compresenti - aspetti dell'amore: gioia e passioni tristi, convenzioni borghesi e lussuriose trasgressioni, cieca volontà metafisica di dolorosa perpetuazione della specie, potenza inarrestabile e travolgente contro cui è impossibile preparare argini e sofisticato calcolo dei piaceri, macchie di eternità e posizioni ridicole.
Se si uniscono gli straordinari personaggi, le vivide e realistiche atmosfere, l'attenzione ai dettagli descrittivi, la capacità narrativa e di tessitura della trama - questa volta più mistery e ricca di suspense che mai - del grande romanziere vittoriano Charles Dickens, tratti conservati ed esaltati anche nell'ultimo e incompiuto Il mistero di Edwin Drood; se si unisce quindi, tutto ciò con le indagini precise, analitiche, intuitive che Carlo Fruttero e Franco Lucentini lasciano condurre ai più grandi investigatori della storia della letteratura, chiamati appositamente a convegno per sciogliere il mistero dickensiano, e all'intelligente ironia con cui il duo letterario fa la cronaca delle sessioni di lettura, commento e completamento del testo indagato; ecco, se si mette insieme tutto questo, come può La verità sul caso D. non essere una lettura eccezionale?
Strano tornare a leggere dopo oltre un decennio un romanzo di Niccolò Ammaniti. Io e te non delude, come forse temevo, ma è una bella storia di formazione, crescita, solitudine, ricerca di rapporti, dolori, speranze, possibilità.
Se si uniscono gli straordinari personaggi, le vivide e realistiche atmosfere, l'attenzione ai dettagli descrittivi, la capacità narrativa e di tessitura della trama - questa volta più mistery e ricca di suspense che mai - del grande romanziere vittoriano Charles Dickens, tratti conservati ed esaltati anche nell'ultimo e incompiuto Il mistero di Edwin Drood; se si unisce quindi, tutto ciò con le indagini precise, analitiche, intuitive che Carlo Fruttero e Franco Lucentini lasciano condurre ai più grandi investigatori della storia della letteratura, chiamati appositamente a convegno per sciogliere il mistero dickensiano, e all'intelligente ironia con cui il duo letterario fa la cronaca delle sessioni di lettura, commento e completamento del testo indagato; ecco, se si mette insieme tutto questo, come può La verità sul caso D. non essere una lettura eccezionale?
Strano tornare a leggere dopo oltre un decennio un romanzo di Niccolò Ammaniti. Io e te non delude, come forse temevo, ma è una bella storia di formazione, crescita, solitudine, ricerca di rapporti, dolori, speranze, possibilità.
0 interventi:
Posta un commento