Il modo in
cui affrontare il pensiero filosofico è la lotta, la pulsione
agonistica. Non si ha bisogno solo di amici ma anche di rivali. Il
pensiero è un agone più che un’infinita conversazione, una
discussione seduti intorno a un tavolo – o peggio una comunicazione
da dietro una cattedra, da sopra un rialzo. Nel pensiero si ha
bisogno di atleti: che cos’è la filosofia se non un esercizio
pericoloso, lo scivolare su nuovi piani come su un’onda il
surfista, il beccarsi il colpo migliore dell’altro e rimanere
ancora in piedi come un boxer, il contrattaccare a un fiero servizio
come un tennista? Si ha bisogno di guerrieri: che cos’è la
filosofia se non lo sfrontato fiondare pietre creandone meteoriti, il
forsennato fondere vecchi concetti come si può fare con un cannone
per ricavarne nuove armi, proiettili con cui a forza forare le
assuefatte opinioni? Non ci si può, non ci si deve, limitare a
rimestare concetti antichi e, soprattutto, già belli e pronti, a
ripulire scheletri o rosicchiare ossi.
Nell’agone tra
atleti rivali che è il pensiero, a chi pratica la lotta senza avere
una preparazione apposita, a quelli che se ne vanno intorno dando
colpi fiacchi, loffi, e credendosi ingannevolmente padroni del campo,
si deve saper rispondere, con argomenti insoliti nelle diatribe
accademiche ma filosoficamente del tutto leciti.
(Filosofare con la katana. Nietzsche reboot)
(Filosofare con la katana. Nietzsche reboot)
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