Dal considerare un maestro come una
meta, un fine, un arrivo, si deve essere preservati dalla sequenza di
tre termini, gesti, momenti, che nelle arti giapponesi tracciano il
cammino dall’apprendistato alla maestria.
Shu, difendere,
proteggere, custodire: osservare, conoscere, amare i modelli espressi
dal maestro.
Ha, rompere, spezzare, distruggere: colpire con
il martello, tagliare con la katana.
Ri, lasciare,
abbandonare, liberare: separazione ingrata, dare nuova forma e nuovo
stile.
La dinamica dell’apprendere è quella di un duello: il
maestro deve essere affrontato, unico motore possibile per la
crescita dell’allievo. L’allievo deve essere in tensione verso la
formazione di sé, verso la costruzione di un suo proprio stile. Solo
quando è infilzato dall’allievo il maestro ha avuto successo. Il
maestro non deve essere pastore, né l’allievo gregge, ma qualcosa
di diverso, totalmente.
(Filosofare con la katana. Nietzsche reboot)
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