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domenica 21 luglio 2013

esercito di titani

Quando entro nei supermercati illuminati, dove tutto è esposto in scaffalature, dove gente che già sembra oscura per il contatto materiale che ha con la merce sistema carrellate di prodotti, io penso al cono d'ombra che si stende dietro le margarine, gli shampoo, le latte di conserva. Tutto quanto è inanimato, inerte, disponibile e alla mano, ha chiesto il saldo di un'inerzia più dolorosa e sofferta, fatta dei calli interiori di animali grossolani. Un esercito di titani, che l'umanità non vede, è al lavoro per azionare la macchina, per mettere mano ai tiranti e alle catene dei grassi polinsaturi che entrano nelle bocche del pianeta. A ogni bolo ruminato nelle cucine o nei campi profughi, corrisponde una forza pari e contrapposta, spesa dai muscoli e dalle volontà di questi atlanti. Nell'occhio bovino con cui tornano a casa si intravede la scintilla della grande esposizione.
Chi organizza la palude incomincia a ignorare che nel fango cresce una specie anfibia e crudele che rovescerà il suo regno. Gli animali di questa specie sono gli ultimi esemplari di asceti resistenti a tutto, anche a se stessi. 
Il secolo anonimo dei titani è appena all'inizio.

Sembra ritornare il goethiano (ma non solo) apprendista stregone, che si trova impotente a dominare le potenze sotterranee da lui stesso evocate e di cui Marx fa una delle metafore della materiale dialettica storica e della lotta di classe di un esercito di titani che, cresciuti nel fango e ignorati da chi la palude l'ha organizzata, rovescerà alla fine il regno.


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