Ironico e citazionista come una puntata dei Simpson, fastidioso e blasfemo – o insolente e disinvolto, come lo definisce da subito il suo stesso autore – come una di South Park, questo divertissement di Simone Regazzoni che è Martin H. Live in New York City è un riuscitissimo mash-up tra filosofia e sit-com (una phil-com, appunto), a cui chiedere, come recita il sottotitolo, tutto quello che avreste voluto sapere sulla filosofia e non avete mai osato chiedere a una sit-com.
Tra gli ampi sentieri interrotti della Grande Mela, nel bel mezzo della radura tra la giungla d'asfalto che è Times Square, Martin H. – una specie di cinico Socrate pazzo –, tra una Coca-Cola e un hot-dog (perché «il pensiero ha bisogno di corpi ben nutriti»), fa filosofia puntando il dito medio contro quei «tangheri addottrinati che inquinano la tazza della mente» e «melliflui chiacchieroni» che sono gli int. (intellettuali, parola impronunciabile per Martin). Parla barbaro, con «una voce stridente come un cane, un viso arcigno», senza «né pudore, né dolcezza, né moderazione, né rossore in faccia» e soprattutto facendo in modo che tutti sentano – perché la filosofia splende per tutti – i suoi ficosofici (filosoficamente fichi) atletismi del pensiero, facendo largo e libero ricorso a tutto il vasto e ricco patrimonio della cultura popolare (serie televisive, romanzi, fumetti, musica, etc.) per realizzare un uso perverso della filosofia: «fare un uso perverso della filosofia significa nutrire i concetti filosofici dopo la mezzanotte in modo che si trasformino in pericolosi mostri. Proprio come accade con i Gremlins. Sbucheranno dai cessi chimici dei bunker seminando il panico tra i tangheri e obbligandoli a uscire allo scoperto. E noi saremo qui a goderci lo spettacolo». Lo scopo è quello di arrivare ad avere «un fottuto supermercato con i libri di filosofia mescolati ad altri oggetti: cibo, vestiti, sex toys, cose per la casa».
Perché un filosofo è «un
figlio di puttana come pochi, un bastardo senza gloria che ha il
coraggio di spingere il pensiero ai limiti della stupidità. È il solo modo che abbiamo per uscire dal bunker [in cui si sono rinchiusi quei codardi di int.], svuotare la tazza [della mente] e cominciare a pensare»: la filosofia è amore del sapere e nasce dallo stupore, cioè dalla stupidità «e il suo amore, come ogni vero, grande amore, è qualcosa di stupido, magnificamente e dannatamente stupido».
Potete trovare Martin a Times Square tutti i giorni, ma solo fino alle 18.00, perché poi Mindy finisce il turno, e Martin ha un debole per lei, per Mindy che, come Lolita, è la luce della sua vita, il fuoco dei suoi lombi, il suo peccato, l'anima sua, Mindy... che quei duecento dollari l'ora li vale tutti.
1 interventi:
mmh... interessante questo phil-com. sembra sia stato scritto per essere recensito su 'pop-phil'. :-)
magari ci faccio un pensierino.
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