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sabato 25 giugno 2011

serpeverde o grifondoro?

È come Harry Potter: il cappello parlante ha rivelato la sua natura da serpeverde, ma lui si è fatto il proprio destino scegliendo di andare nel grifondoro.
Queste, anche se non letterali, le parole che uno dei personaggi di Dr. House - serie di per sé profondamente filosofica - ha pronunciato in un episodio del telefilm. Io, a questo punto, ci aggiungo Sartre e il suo concetto di circuito dell'ipseità, per cui non è tanto importante cosa gli altri hanno fatto di noi, ma cosa noi facciamo di ciò che gli altri hanno fatto di noi.
Per Sartre è la malafede l'atteggiamento in base al quale ci si nasconde dietro i determinismi, si sostiene di non decidere, di essere trasportati dal proprio passato o dal destino, più che agire si vuole credere di essere agiti. Questa presunta passività, questo “volo a vela”, questa “costituzione passiva”, è semplice auto-inganno: in realtà è necessario che la coscienza dia esistenza alla propria costituzione, che la attualizzi. I soggetti non sono mai oggetti del proprio destino, è necessario che il destino venga attuato.
Per Sartre la passività viene interiorizzata e poi riesteriorizzata in un processo dialettico continuo, i condizionamenti vengono assunti (affermati o negati) e superati in una proposta successiva. Si tratta di due fasi di uno stesso movimento assolutamente libero (l’uomo è condannato alla libertà): il primo è il processo di interiorizzazione dell’esterno, il secondo è l’esteriorizzazione dell’interno. Questo piccolo movimento fa di un essere condizionato un uomo.
È necessario che questo circuito dell’ipseità sia un’azione autentica, un’accettazione della propria libertà, e non la scelta in malafede di non superare la fatticità e bloccare il proprio essere in una recita.

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