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giovedì 30 giugno 2011

corso di filosofia in sei ore e un quarto (1di2)

«Non si tratta di chiedersi se bisogna o non bisogna fare della filosofia. Facciamo della filosofia, perché non è possibile sottrarsi. È fatale. La nostra coscienza si pone dei problemi. Bisogna tentare di risolverli. Alla filosofia non è possibile sottrarsi».
Così afferma Witold Gombrowicz alla fine della prima lezione del suo Corso di filosofia in sei ore e un quarto.
 

Uno dei filosofi trattati dall'autore polacco è Schopenhauer, di cui si apprezza la teoria sull'arte: «L'arte, secondo Schopenhauer, ci mostra il gioco della natura e delle forze, ossia la volontà di vivere. Egli si chiede perché la facciata di una cattedrale ci incanta mentre un semplice muro non suscita in noi interesse alcuno. È perché la volontà di vivere della materia, risponde, si esprime nella pesantezza e nella resistenza. Un muro non mette in evidenza il gioco di queste forze, perché ogni sua particella resiste e pesa al tempo stesso, mentre la facciata della cattedrale mostra le forze in azione, in quanto le colonne resistono al peso dei capitelli. È qui chiara la lotta tra la pesantezza e la resistenza della materia».


Gombrowicz si sente molto vicino al filosofo tedesco: afferma che per lui è un mistero che libri interessanti come quelli di Schopenhauer e i suoi non trovino lettori; ma anche che un genio non può aver successo, perché anticipa i tempi, ed è dunque incomprensibile e non serve a nessuno, e così Schopenhauer e lui si consolano.

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