Non bisogna soccombere alle teorie, ma sapere che i sistemi hanno vita brevissima e non lasciarsi sopraffare da essi, spiega Witold Gombrowicz nella parte su l'esistenzialismo della sesta - e ultima - lezione del suo Corso di filosofia in sei ore e un quarto.
«L'esistenza è fatta di nulla e non può essere scoperta se non dall'esistenza del nulla. (Esempio, Stavrogin, ne I Demoni di Dostoevskij, nella scena del duello). Io dico: l'uomo non deve lasciarsi ingannare dalla propria forma. Deve cercare di andar oltre, e affermare che l'uomo sfugge a ogni definizione, a ogni teoria, a tutto. La relazione dell'uomo con il suo pensiero più profondo è caratterizzata dall'immaturità. È come uno studente che si sforzi di dire cose importanti con uno scopo futile, per superare un altro, ad esempio, per mostrarsi più sapiente di lui».
Per questo Gombrowicz si interessa dell'esistenzialismo - del quale, anzi, può essere considerato un anticipatore letterario - e apprezza soprattutto il pensiero di Heidegger che, chiedendosi perché esiste qualcosa e non il nulla, pone prima il nulla e poi, in secondo luogo, come sua contraddizione, l'essere, conducendo a esperire l'esistenza umana come una costante opposizione al nulla, «una fiamma che incessantemente richiede di esser ravvivata, alimentata».
Per Heidegger l'esistenza umana non è del tutto assicurata, ma esige continue conquiste, preoccupazioni, cura (Sorge), e l'uomo non è mai laddove è ma sempre trascendente, il suo tempo è il futuro e sua caratteristica autentica l'essere-per-la-morte (Sein-zum-Tode).
«L'esistenza è fatta di nulla e non può essere scoperta se non dall'esistenza del nulla. (Esempio, Stavrogin, ne I Demoni di Dostoevskij, nella scena del duello). Io dico: l'uomo non deve lasciarsi ingannare dalla propria forma. Deve cercare di andar oltre, e affermare che l'uomo sfugge a ogni definizione, a ogni teoria, a tutto. La relazione dell'uomo con il suo pensiero più profondo è caratterizzata dall'immaturità. È come uno studente che si sforzi di dire cose importanti con uno scopo futile, per superare un altro, ad esempio, per mostrarsi più sapiente di lui».
Per questo Gombrowicz si interessa dell'esistenzialismo - del quale, anzi, può essere considerato un anticipatore letterario - e apprezza soprattutto il pensiero di Heidegger che, chiedendosi perché esiste qualcosa e non il nulla, pone prima il nulla e poi, in secondo luogo, come sua contraddizione, l'essere, conducendo a esperire l'esistenza umana come una costante opposizione al nulla, «una fiamma che incessantemente richiede di esser ravvivata, alimentata».
Per Heidegger l'esistenza umana non è del tutto assicurata, ma esige continue conquiste, preoccupazioni, cura (Sorge), e l'uomo non è mai laddove è ma sempre trascendente, il suo tempo è il futuro e sua caratteristica autentica l'essere-per-la-morte (Sein-zum-Tode).
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