- Va a sedersi davanti al computer. Fissa quel cazzo di coso tutto il giorno -. Gardner ponderò qualcosa.
- È un mondo totalmente diverso, - mormorò Huntington. - Hanno sviluppato tutta una serie di capacità nuove che li separano da noi.
- Sanno maneggiare le informazioni visive -. Gardner si strinse nelle spalle. - Sai che roba, cazzo. Per quanto mi riguarda, sono stronzate.
- Non hanno idea di come contestualizzare le cose, - mormorò di nuovo Huntington, allontanandosi, mentre faceva un altro tiro da una nuova canna. Ne avevamo ancora due da passarci ed eravamo già fusi.
- Sono drogati di frammenti.
- Ma tecnologicamente sono più avanti di noi -. Questo lo disse Mitchell, ma dal tono piatto e distaccato non riuscii a capire se stesse contraddicendo Mark.
- La chiamano tecnologia disgregativa.
A un tratto sentii Victor abbaiare nel nostro giardino.
- Mimi non vuole più che Hanson giochi a Doom.
(Bret Easton Ellis, Lunar Park) - È un mondo totalmente diverso, - mormorò Huntington. - Hanno sviluppato tutta una serie di capacità nuove che li separano da noi.
- Sanno maneggiare le informazioni visive -. Gardner si strinse nelle spalle. - Sai che roba, cazzo. Per quanto mi riguarda, sono stronzate.
- Non hanno idea di come contestualizzare le cose, - mormorò di nuovo Huntington, allontanandosi, mentre faceva un altro tiro da una nuova canna. Ne avevamo ancora due da passarci ed eravamo già fusi.
- Sono drogati di frammenti.
- Ma tecnologicamente sono più avanti di noi -. Questo lo disse Mitchell, ma dal tono piatto e distaccato non riuscii a capire se stesse contraddicendo Mark.
- La chiamano tecnologia disgregativa.
A un tratto sentii Victor abbaiare nel nostro giardino.
- Mimi non vuole più che Hanson giochi a Doom.
Un dialogo tra padri sui propri figli, sull'ansia e sulla paura che il divario tecnologico tra due generazioni provoca: solo la conoscenza - non la chiusura, la condanna e la censura - può aiutare in questa situazione.
«Al di là di quanto possano apparire orribili gli eventi qui descritti, c'è una cosa che dovete ricordare mentre tenete questo libro tra le mani: tutto ciò che leggerete è realmente accaduto, ogni parola è vera».
Così termina il primo capitolo di Lunar Park, di Bret Easton Ellis, in cui l'autore narra una propria pseudo-biografia a partire dalla quale costruirà, nei capitoli successivi, un romanzo di orrori, allucinazioni, ossessioni ma, soprattutto, di difficili rapporti familiari, soprattutto padri-figli. Per questa commistione di horror soprannaturale e di "analisi psicologica" dei personaggi, quello di Ellis mi ha ricordato lo stile di Stephen King, e mi è quindi piaciuto molto.
Altro elemento che ho assai apprezzato, le abbondanti citazioni di cultura pop che sorreggono e aggiungono senso alla narrazione: i videogiochi («studiò un gioco per il computer, Quake III»), la musica («io volevo travestirmi da Eminem», «assieme agli onnipresenti poster dei Beastie Boys e dei Limp Bizkit», «si traveste da Posh Spice», «cercava di aprire un cd dei Backstreet Boys»), i dvd («possiamo comprare il dvd di Matrix?», «tra pile di dvd dei Simpson e di South Park») e tutto ciò che riempie le stanze dei ragazzi («pupazzetti giapponesi erano allineati sugli scaffali della libreria che conteneva perlopiù riviste di wrestling e l'intera serie di Harry Potter»); la letteratura e i programmi tv («la obbliga a leggere tascabili di Milan Kundera e a guardare Ok il prezzo è giusto!»); i cartoni («Eccellente -. Feci la mia imitazione di Monty Burns»).
«Le feste erano il mio ambiente di lavoro. Erano il mio mercato, il mio campo di battaglia, dove stringere amicizie, incontrare amanti, concludere affari. Le feste sembravano qualcosa di frivolo e casuale e privo di forma, ma in realtà erano eventi con trame intricate e coreografie di prim'ordine. Nel mondo in cui ero cresciuto, le feste erano la superficie su cui si svolgeva la vita quotidiana».
Così termina il primo capitolo di Lunar Park, di Bret Easton Ellis, in cui l'autore narra una propria pseudo-biografia a partire dalla quale costruirà, nei capitoli successivi, un romanzo di orrori, allucinazioni, ossessioni ma, soprattutto, di difficili rapporti familiari, soprattutto padri-figli. Per questa commistione di horror soprannaturale e di "analisi psicologica" dei personaggi, quello di Ellis mi ha ricordato lo stile di Stephen King, e mi è quindi piaciuto molto.
Altro elemento che ho assai apprezzato, le abbondanti citazioni di cultura pop che sorreggono e aggiungono senso alla narrazione: i videogiochi («studiò un gioco per il computer, Quake III»), la musica («io volevo travestirmi da Eminem», «assieme agli onnipresenti poster dei Beastie Boys e dei Limp Bizkit», «si traveste da Posh Spice», «cercava di aprire un cd dei Backstreet Boys»), i dvd («possiamo comprare il dvd di Matrix?», «tra pile di dvd dei Simpson e di South Park») e tutto ciò che riempie le stanze dei ragazzi («pupazzetti giapponesi erano allineati sugli scaffali della libreria che conteneva perlopiù riviste di wrestling e l'intera serie di Harry Potter»); la letteratura e i programmi tv («la obbliga a leggere tascabili di Milan Kundera e a guardare Ok il prezzo è giusto!»); i cartoni («Eccellente -. Feci la mia imitazione di Monty Burns»).
«Le feste erano il mio ambiente di lavoro. Erano il mio mercato, il mio campo di battaglia, dove stringere amicizie, incontrare amanti, concludere affari. Le feste sembravano qualcosa di frivolo e casuale e privo di forma, ma in realtà erano eventi con trame intricate e coreografie di prim'ordine. Nel mondo in cui ero cresciuto, le feste erano la superficie su cui si svolgeva la vita quotidiana».
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