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venerdì 8 luglio 2011

per il resto perfettamente normale

Ma chi di noi può sperare di frugare col dito inquisitivo tra i bui pensieri che volteggiano nella testa di un folle?
Ecco un tale che è convinto di avere un sedere di vetro e ha paura di sedersi, per non rompersi. Sotto altri aspetti può essere una persona di notevole vigore intellettuale, disposta ad accompagnarci in lunghe escursioni mentali attraverso i labirinti della matematica o della filosofia, purché gli si permetta di rimanere in piedi durante i dibattiti.
Eccone un altro perfettissimamente educato e di vita esemplare, tranne il fatto che, per nessun motivo al mondo, svolterebbe in una direzione che non sia la destra.
Altri hanno la mania dei colori e attribuiscono un valore ingiustificato a degli oggetti rossi o verdi o bianchi.
I numeri, tuttavia, sono i responsabili di una buona percentuale di squilibrati. Ci sono uomini che passano la giornata a vagare per strada, in cerca di automobili il cui numero di targa sia divisibile per sette [o di automobili blu il cui numero di targa sia palindromo, oppure che cercano/si imbattono continuamente in ricorrenze del numero 23, perfino nel voto che devono prendere agli orali dell'esame di Stato].
Fin troppo noto, ahimè, è il caso di quel povero tedesco innamorato del tre, il quale riduceva ogni aspetto della sua vita a una questione di triadi. Una sera tornò a casa, bevette tre tazze di té con tre zollette di zucchero per tazza, si tagliò la giugulare tre volte con un rasoio e con mano morente scarabocchiò sulla fotografia di sua moglie addio, addio, addio.

(Flann O'Brien, Una pinta d'inchiostro irlandese)
 

L'ultima allusione, mi pare evidente, è a Hegel, quel filosofo che - secondo Kierkegaard - se avesse anteposto a tutta la sua opera la frase "tutto questo è uno scherzo" sarebbe stato il più geniale pensatore di sempre, quel filosofo che a parte la sua fissazione per il numero tre per il resto era perfettamente normale.

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