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martedì 17 maggio 2011

lo spirito nella roccia

Rockslide, uno dei più giovani X-Men, ha il corpo composto interamente di roccia, il che gli dona una forza e una resistenza sovrumane, inoltre ha la capacità di frantumarsi o di esplodere violentemente, per poi sapersi ricomporre con il materiale che lo circonda, da qui l'ipotesi che Santo – questo il suo vero nome – sia in realtà un'entità psionica con la capacità di rivestirsi di materiale roccioso, cioè in grado di controllare un golem di materiale roccioso come proprio corpo. 
L'aspetto di Rockslide si è evouluto nel corso delle narrazioni: in seguito a un duro danneggiamento, tanto da non riuscire a riformarsi, il compagno di squadra Satiro usò il suo potere telecinetico per rimettere insieme il corpo roccioso dell'amico, che da allora assunse un aspetto molto più spigoloso e massiccio. 
In un dialogo con la compagna di squadra Rogue – negli USA X-Men Legacy 234 (maggio 2010), in Italia su Gli Incredibili X-Men 248 (febbraio 2011) – emerge una riflessione sul classico problema filosofico del dualismo cartesiano, che Rockslide in maniera peculiare incarna.
Spaventato? Come sarebbe a dire? Non ho paura di niente, io. Tanto per cominciare, sono invulnerabile.
Ma il problema è proprio come la tua invulnerabilità funziona, Santo. Il fatto che devi finire a pezzi per poi riformarti più forte di prima. Se sei preoccupato del lato rigenerativo del tuo potere, forse dovresti evitare di esplodere così spesso.

Non è questo. È più... insomma, è che mi sono abituato a pensarmi con questo aspetto. Grosso, pesante, solido. Però lo trovo strano. È come se fossi una specie di spettro.

"Il fantasma nella macchina".

Eh? Che significa?

La mente, o l'anima, dentro il corpo. È come Cartesio ci descriveva. Tutti noi abbiamo questi pensieri, Santo. Però, in effetti, tu più degli altri devi riuscire a concentrarti su dove sia la tua anima.
Con l’espressione the ghost in the machine – lo spirito, ma anche il fantasma, nella macchina –, che è quella utilizzata da Rogue, il filosofo del linguaggio e della mente Gilbert Ryle sintetizza la dottrina cartesiana sulla res cogitans (la sostanza pensante, cioè l'anima, la mente) e la res extensa (la sostanza estesa, cioè il corpo) per portare avanti la sua critica ad essa, che consiste nell’osservare che si tratta di un equivoco dovuto ad analogie grammaticali. L'idea di una mente come entità indipendente, che abita e controlla il corpo, va rifiutata come un rimasuglio superfluo di un periodo antecedente lo sviluppo della biologia moderna e che non può più essere preso alla lettera. Parlare di una mente e un corpo come entità separate può avere solo la funzione di descrivere metaforicamente le abilità di organismi complessi in relazione al loro comportamento. Ryle asserisce che le operazioni della mente non sono distinte da quelle del corpo. Il vocabolario mentale è semplicemente una maniera differente di descrivere un'azione, e il dualismo cartesiano è solo un errore categoriale.
«Mostriamo in una serie di esempi il significato dell'espressione “errore categoriale”. Un forestiero visita per la prima volta una città universitaria. Gli vengono mostrati biblioteche, aule, musei, laboratori, uffici, alloggi. Allora egli protesta di aver viste, sí, tutte quelle cose, ma non ancora l'Università, il luogo ove lavorano i membri dell'Università. In un caso come questo, bisognerà spiegare che l'Università non è un qualche istituto aggiunto a quanto egli ha visto, ma il modo in cui quanto egli ha visto è organizzato: null'altro rimane da vedere e da capire. L'errore stava nell'ingenuo assunto che fosse corretto parlare di tutti quegli istituti e dell'Università, come se questa fosse un membro aggiuntivo nella classe di quelli. Egli metteva l'Università nella stessa categoria cui appartengono i suoi vari istituti. È lo stesso errore che commetterebbe un bambino il quale, dopo aver assistito alla parata dei battaglioni, batterie, squadroni, ecc., di un reggimento, restasse in attesa di veder passare anche il reggimento: come se questo fosse un altro pezzo da aggiungersi a quelli già visti. Gli spiegheremmo l'errore col dire che il reggimento sfila proprio in quanto sfilano quei reparti che sono reparti di un reggimento. Non ci sono i reparti e il reggimento. Gli errori categoriali illustrati ora hanno in comune la provenienza: si tratta in ogni caso di incapacità a usare certi concetti (Università, reggimento) e con ciò i termini linguistici rispettivi. Il mio compito critico è dimostrare che alla sorgente della teoria delle due vite c'è una famiglia di errori categoriali radicali. Anticipo qui l'argomento da cui deriva l'idea della persona umana come spettro nascosto in una macchina. In base al fatto che il pensare, il sentire e l'agire intenzionale non possono ovviamente venir ridotti al gergo della fisica, della chimica e della fisiologia, si pretende costruire per essi un duplicato di quel gergo. La complessa e unitaria organizzazione del corpo umano spinge a postularne per la mente una analoga, anche se di diversa sostanza e struttura» (The Concept of Mind, in italiano Lo spirito come comportamento).

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