Asterios Polyp di David Mazzucchelli al primo sguardo induce la tentazione di leggere un graphic novel quale esempio di scrittura mitografica. In un testo pubblicato nel 1967, Della Grammatologia, Derrida scrive che per liberare la vita, l’esperienza, il pensiero dall’oppressione della nostra sclerotica civiltà occidentale, è necessaria un’altra scrittura. Una scrittura diversa che chiama “mitografia”, prendendo a prestito il termine da un antropologo, Leroi-Gourhan, che così definisce l’insieme di scritture praticate prima della nostra. Per Derrida è necessario scrivere secondo un’altra organizzazione dello spazio, praticare forme di scrittura pluri-dimensionali, non più secondo lo sviluppo della linea, per liberare l’esperienza dall’autismo del pensiero. Questa scrittura deve essere in grado di rendere conto di quella pluralità di dimensioni della vita che il pensiero, convinto di essere nato per partenogenesi spontanea (modo di riproduzione in cui lo sviluppo dell’uovo avviene senza che questo sia stato fecondato), non può far altro che reprimere.
L’io narrante dell’opera di Mazzucchelli è morto. Si chiama Ignazio. È il fratello gemello di Asterios Polyp, morto alla nascita. Dunque per Asterios, il nostro eroe, non solo niente partenogenesi ma nemmeno identità nuda e pura, niente autismo ma doppio, differenza fin dall’inizio. Solo affrontando il passato che non è mai stato presente (il fratello morto, il doppio, il sogno, la differenza all’origine, l’altro nella sua pluralità irriducibile), Asterios potrà riannodare i fili del suo passato veramente vissuto e sperare, non conquistare, una vita viva.
Asterios Polyp è un architetto americano di chiara fama, e applica alla vita il rigido sistema di opposizioni che applica alla teoria dell’architettura. La prima opposizione che appare esplicitamente in una tavola che descrive Asterios a lezione, è quella tra dionisiaco e apollineo. Tra lo spirito della musica e della danza, dell’ebbrezza e delle pulsioni animali e quello della forma, della chiarezza, della ragione, lo spirito della forma plastica. È stato Nietzsche il primo – ne La nascita della tragedia – ad osservare che la sclerotizzazione della nostra civiltà comincia proprio con la decisione platonica – la decisione della filosofia – di opporsi allo spirito dionisiaco, per sublimare o cancellare quell’alterità irriducibile rispetto al puro pensiero – la natura, l’animalità, le pulsioni – senza la quale però di fatto non c’è vita. Nemmeno per il pensiero, che se vuole essere ha da essere impuro per necessità. Le tavole, in rapida sequenza, ci ricordano che Hana, la donna, moglie di Asterios, è corpo, natura, animale quanto anima, sentimenti, pensieri: Hanna alle prese con i cotton-fioc, con il tagliaunghie, con la rasatura delle ascelle, con il filo interdentale, con la zip del vestito stretto; Hana che mangia, Hana sul gabinetto, Hana che si schiaccia un brufolo, che si soffia il naso, che russa, che dipinge. Asterios, al contrario, vive nel suo mondo astratto e artificiale, votato al razionalismo puro, fondato su tutta una serie di opposizioni che lo portano al fallimento del suo matrimonio ed in definitiva della sua stessa vita. Jacques Derrida, che segue Nietzsche, dimostra che la nostra cultura, fin dalla sua matrice platonica, si costituisce in un sistema di opposizioni solidali fra di loro e gerarchicamente organizzato: da un lato, quello gerarchicamente dominante, l’ideale, l’intelligibile, la ragione, la coscienza chiara a se stessa, l’uomo, la legge, il giorno… dall’altro lato, quello dell’altro, sempre dominato e represso, la natura, la sensibilità, le passioni, il corpo, l’inconscio, la donna, il caso, la notte…
Il mondo, quello vero, vivo, naturale, è molto più ricco e complesso dello schematismo oppositivo che la nostra cultura antropocentrica gli ha imposto. È pieno di differenze, varianti, relazioni. Nell’ultima parte della storia, le sequenze di sogno diventano più frequenti e più lunghe. Sogno: Asterios imbraccia una lira ed è un novello Orfeo alla ricerca di Euridice-Hana. Sogno: Ignazio racconta ad Asterios tutta la sua vita che poi è la vita reale di Asterios, quella che sta vivendo allo stato di veglia. Asterios vuole impedire a Ignazio di continuare il suo racconto, prima con le buone poi con le cattive, e lo colpisce con una chiave inglese. La vita di Asterios allo stato di veglia è la vita non vissuta di Ignazio, la vita di sogno di Ignazio. Il sogno di una vita ideale, di un’identità compiuta in se stessa si infrange nel sogno perturbante, sintomo di una rimozione non riuscita, quella dell’altro da sé. Asterios, senza una ragione precisa, senza saperlo, si decide a seguire la traccia di questo passato per ridare senso all’avvenire.
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