«Come tutti gli altri sei nato in catene, sei nato in una prigione che non ha sbarre, che non ha mura, che non ha odore. Una prigione per la tua mente».
Nelle sue classiche Meditazioni metafisiche, Cartesio presenta un influente argomento scettico, concepito non per dimostrare che lo scetticismo è vero, ma per costruire una base solida per la scienza. Quando si sogna, può sembrare di star seduti su una poltrona, di leggere questo libro, mentre in realtà si sta dormendo profondamente nel proprio letto. Non siamo in grado di distinguere tra le esperienze della veglia e le esperienze che ci sembra di vivere in sogno finché non ci svegliamo, una nozione che Morpheus in Matrix esprime quando chiede: «Hai mai fatto un sogno tanto realistico da sembrarti vero, Neo? E se da un sogno così non ti potessi più svegliare, come potresti distinguere il mondo dei sogni da quello della realtà?».
Tuttavia la prima meditazione di Cartesio si conclude con la presa in considerazione del seguente esperimento di pensiero ancora più radicale. Supponiamo – dice – che un «demone maligno sommamente potente e astuto abbia impiegato tutte le sue energie per ingannarmi». Una tale creatura, sostiene Cartesio, potrebbe facilmente condurci a conclusioni erronee sulla somma di due e tre o sul numero dei lati di un quadrato. Questo demone maligno potrebbe ancor più facilmente indurci a pensare che ci sia un mondo fisico esterno a noi, mentre di fatto «il cielo, l’aria, la terra, i colori, le figure, i suoni e tutte le cose esterne non sono altro che inganni dei sogni, con cui il demone ha teso insidie alla [nostra] credulità».
In un contributo contemporaneo al dibattito sullo scetticismo, Peter Unger – egli stesso difensore della posizione scettica – prospetta la possibilità che noi tutti siamo ingannati non da un demone malvagio, ma da uno scienziato malvagio, un super-neurologo che utilizza un computer per generare impulsi elettrici. Un tale scenario, sostiene Unger, implica quanto segue: «Nessuno può mai sapere [con assoluta certezza] che non esiste nessuno scienziato malvagio che, mediante elettrodi, lo stia ingannando nel fargli credere falsamente all’esistenza delle rocce», e quindi nessuno può mai sapere che esistono rocce.
Hilary Putnam va ancora oltre questo scenario fantascientifico scettico. Nella versione putnamiana dell’argomento, uno scienziato malvagio non ci inganna solo riguardo alle rocce, ma su tutto ciò che crediamo di percepire attraverso i sensi. Putnam comincia col chiederci di immaginare che i nostri cervelli siano stati chirurgicamente separati dal resto del corpo e messi in una vasca piena di sostanze chimiche cerebro-nutritive. Un potente computer invia poi degli impulsi elettrici ai nostri cervelli dando origine, per esempio, all’illusione di essere seduti su poltrone a leggere libri, di giocare a tennis e così via.
(Gerald J. Erion e Barry Smith, Scetticismo, moralità e Matrix, in Pillole rosse. Matrix e la filosofia)
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