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martedì 18 ottobre 2011

l'educazione sentimentale di oscar wao

Con La breve favolosa vita di Oscar Wao Junot Diaz ha vinto il Premio Pulitzer per la narrativa nel 2008. E al di là dell'ufficiale riconoscimento, il romanzo è davvero straordinario, fortunatamente non breve e davvero favoloso per la sua capacità di narrare una storia di crescita, di formazione, di educazione sentimentale, tessendo il tutto con riferimenti e citazioni alla cultura popolare in cui i protagonisti - e i lettori - sono immersi in questo processo di formazione della propria vita, e con un linguaggio intenso ed espressivo.
Te ne offro un breve assaggio:

"Cercai di aiutarlo con le ragazze? Condivisi con lui i miei trucchetti da scopatore? 
Certo che sì. Il problema era che, quando si trattava di mujeres, il mio compagno di stanza era unico al mondo. Soffriva del peggior caso di aficasia che avessi mai visto. L'unica persona che poteva reggere il confronto con lui era un mio compagno delle superiori, un povero salvadoregno con la faccia completamente ustionata, che non avrebbe mai trovato una ragazza perché sembrava il Fantasma dell'Opera. Ebbene: Oscar era addirittura peggio. Almeno Jeffrey poteva dare la colpa a un'effettiva menomazione fisica. A cosa poteva darla Oscar? A Sauron? L'amico pesava 140 chili, porca puttana! Parlava come un computer di Star Trek! Ma la vera tragedia era che non avevo mai conosciuto nessuno che sbavasse tanto dietro alle ragazze. Cioè, cazzo, credevo che a me piacessero le femmine, ma a nessuno, e intendo dire a nessuno, piacevano quanto a Oscar. Per lui erano l'inizio e la fine, l'Alfa e l'Omega, DC e Marvel. Era ridotto così male che appena vedeva una tipa carina gli veniva la tremarella. Si prendeva una cotta dopo l'altra: se ne prese almeno due dozzine, e belle toste, solo in quel primo semestre. Ma finiva sempre col beccarsi una botta nei denti. E vi stupite? Per lui, stare con una ragazza voleva dire parlare di giochi di ruolo! Che razza di stronzata! (Non dimenticherò mai il giorno in cui, sull'autobus E, lo sentii dire a una bella morena: Se fossi nel mio gioco, ti assegnerei diciotto punti carisma!).
Provai a dargli qualche consiglio, davvero. Niente di troppo complicato. Tipo: Smettila di chiamare le sconosciute per strada, e non nominare Beyonder più del necessario. Mi ascoltò? No, ovviamente! Cercare di farlo ragionare sulle ragazze era come prendere a sassate Unus l'Intoccabile. L'amico era impenetrabile. Mi ascoltava e poi scrollava le spalle. Se nient'altro ha efficacia, tanto vale essere me stesso. 
Ma il tuo te stesso fa schifo! 
È tutto quello che ho, disgraziatamente. 
Ma il nostro dialogo migliore è questo: 
Yunior? 
Cosa c'è? 
Sei sveglio? 
Se riguarda Star Trek... 
Non riguarda Star Trek. Tossì. Ho saputo da fonte certa che nessun maschio dominicano è mai morto vergine. Tu che hai esperienza in queste cose... pensi che sia vero? 
Mi drizzai a sedere. L'amico mi scrutava nel buio, serissimo. 
Oscar, è contro le leggi di natura che un dominicano muoia senza aver scopato almeno una volta. 
È questo che mi preoccupa, sospirò".

E ancora:

"E nel caso crediate che la sua vita non potesse diventare peggio di così: un giorno entrò alla Game Room e scoprì con stupore che la nuova generazione di nerd aveva smesso da un giorno all'altro di comprare giochi di ruolo. La nuova ossessione erano le carte Magic! Nessuno l'aveva previsto. Niente più personaggi o campagne, solo battaglie infinite tra mazzi di carte. Il gioco era stato spogliato di ogni elemento narrativo, di ogni spazio per la bravura individuale, e ridotto a pura, disadorna meccanica. Quegli stronzi di ragazzini andavano matti per quella roba! Oscar cercò di dargli una possibilità, cercò di mettere insieme un mazzo decente, ma Magic non faceva per lui. Perse tutte le carte con un teppistello undicenne, e scoprì che non gli importava. Il primo segno che la sua Epoca volgeva al termine. Ben presto avrebbe smesso di considerare irresistibile l'ultima trovata nerd, e avrebbe cominciato a preferire il Vecchio al Nuovo".

Un po' come la nonna de Le notti bianche di Dostoevskij, che "avrebbe voluto che tutto fosse come ai suoi tempi! Ai suoi tempi lei era più giovane, ai suoi tempi il sole era più caldo e persino la panna, ai suoi tempi, non diventava acida così presto!". C’è sempre qualcuno pronto a criticare, contestare e magari contrastare la personalissima traiettoria di crescita e formazione di qualcun altro, perché le cose devono rimanere come erano, come sono sempre(?) state.

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