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lunedì 7 marzo 2011

harry potter e il reincantamento del mondo

Tra le icone del nostro tempo ce ne sono alcune che esprimono un imponente reincantamento del mondo, il ritorno della fantasia, del fantastico, della fantasticheria. Ormai la fede ingenua nel Progresso e nella sua marcia trionfale non convince più nessuno; i Lumi settecenteschi tendono ad essere soppiantati dal chiaroscuro dell'esistenza.
Harry Potter incarna la figura antica e sempre nuova del fanciullo eterno (puer aeternus), una creatura in perenne divenire che ad ogni passo affronta una nuova avventura. Così, a differenza di chi si accontenta di chiedere un'esistenza protetta e una vita a rischio zero, quel divino briccone che è il maghetto di Hogwarts viene a ricordarci che l'uomo è perennemente tormentato dalla sete di infinito, dal desiderio di un Altrove. Per lui l'avventura è un elemento essenziale della natura umana, con lui la ricerca del Graal è sempre di attualità.
I libri e i film in cui compare Harry Potter illustrano la presenza di un meraviglioso nel quale la paura è strettamente intrecciata alla fascinazione. Dove avviene l'incontro? A Hogwarts, una scuola, ma una scuola di magia. L'educazione lascia il posto a un percorso iniziatico, a un continuo rimettersi in cammino nel quale le prove e le insidie non possono mai dirsi completamente superate. Harry Potter è il simbolo delle giovani generazioni che, nella loro straordinaria voglia di vivere, non danno più ascolto a nessuno. Sanno bene, di un sapere incorporato e non teorico, di una conoscenza fatta di esperienze, sanno bene che la vita non somiglia a un fiume calmo: vi sono vortici, gorghi e altro ancora. Tutte cose che bisogna sapere affrontare con eleganza, con disinvoltura e anche con insolenza. Ed è quello che fa Harry, eterno apprendista stregone, adolescente che mette in crisi la sclerosi delle istituzioni invocando la forza del sogno. In questo senso egli è in accordo col giovanilismo imperante che prende alla lettera la formula di Nietzsche: «Diventa quello che sei senza mai cessare di essere un apprendista».
Lo sfregio che segna la fronte di Harry è lo stesso che ritroviamo nei tatuaggi, nei piercing e negli altri segni visibili sempre più di moda nelle nostre società. Esso ricorda che la parte oscura dell'animale umano è tutt'altro che superata e che bisogna saperci convivere per raggiungere una forma di interezza.

1 interventi:

dreca ha detto...

la frase di Nietzsche citata sarebbe veramente da tatuare.
Al di là della crisi delle istituzioni, io un Harry in classe vorrei averlo ;-)

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