Il Cavaliere Oscuro, quarto episodio della serie di film ispirata all'eroe dei fumetti Batman, ha tutto quello che è possibile trovare in un film. La struttura classica di eroe e deuteragonista è ovviamente lì, impersonata da Batman e Joker. Non manca nemmeno il coro della tragedia greca, rappresentato dai due interlocutori dell'Uomo-pipistrello, il maggiordomo Alfred e il manager Lucius. Gli attori sono belli e carismatici, c'è una storia d'amore e non manca il Rocambole, con inseguimenti, esplosioni, voli notturni, botte da orbi a metà tra 007 e un videogioco. Le scene sono girate magistralmente e la storia alterna suspense, imprevisti, ironia, tensione.
Volendo proprio divertirsi in percorsi ipertestuali, sbizzarrendosi a fare collegamenti, Il Cavaliere Oscuro può rappresentare una grande metafora della lotta tra Sistemi Filosofici. In che senso?
Ebbene, in questo film, si presentano tre diverse visioni della vita. Harvey Dent, il nuovo Procuratore distrettuale, ha le idee chiare sul Bene e il Male, sulle regole da seguire, ed è pronto al sacrificio personale. Joker è un anarchico pazzoide: non vuole i soldi né il potere, ma si diverte uccidendo senza freni morali, con grande teatralità e intelligenza. Batman e il tenente Gordon ammirano Dent, sanno più o meno qual è il Bene cui tendere, ma si rassegnano a sporcarsi le mani, a utilizzare mezzi a volte non ortodossi, mantenendo un difficile equilibrio tra regole inviolabili e adeguamento dei mezzi ai fini.
È un confronto tra titani: Platone, Nietzsche e Popper si combattono in un agone in cui idealismo, nichilismo nella sua variante decostruttivista ed empirismo critico sono i vessilli.
Joker è allo stesso tempo Dadà e Derrida, il filosofo poststrutturalista francese. Derrida, che si ispira a Nietzsche, Freud e Heidegger, afferma che la filosofia occidentale è sempre andata alla ricerca di un Senso ultimo, attraverso la contrapposizione binaria di due elementi di cui uno buono e l'altro decadente (logos e scrittura è l'accoppiata che più lo intriga). Tutto sbagliato, non c'è senso, viviamo in una aporia senza un Centro di Gravità e concetti come verità, essenza, presenza, la soggettività dell'io vanno demistificati. Ma questa aporia non è negativa, è «la gioiosa affermazione del gioco del mondo e dell'innocenza del divenire». Senza freni, giocoso, immorale, esistente in quanto creatore al di sopra degli altri, in una parola, Joker.
Dent è un anziano Socrate, il più platonico. Alla ricerca del Bene ultimo, sa che il mondo terreno, quello quotidiano, è una pallida imitazione di quello delle Idee, l'Iperuranio dove risiede la Giustizia-insé. Ma lui, Filosofo-Giustiziere cerca di raggiungerlo, pronto al martirio pur di non commettere ingiustizia. Peccato che quando il sistema dei puri crolla, il puro possa diventare massimamente impuro.
Infine abbiamo Popper e tutta la cricca di empiristi per lo più anglosassoni e scozzesi come David Hume. Essi vivono tra conseguenze inintenzionali dell'operato umano e se ne rendono conto. Batman assesta colpi alla Mafia, ma scatena la violenza incontrollata di Joker. Gordon si serve dei poliziotti più efficienti chiudendo un occhio sulla loro corruttibilità e ottiene perciò dolori e sconfitte. E i due non sono nemmeno sicuri del Fine Ultimo: una Gotham perfetta? Non si arrischiano a immaginarla, ricercano tra tentativi e errori un metodo, falsificabile e senza garanzia di permanenza («Il fatto che il Sole sorga ogni giorno non ci assicura che sorgerà domani» avrebbe chiosato Hume), ma la loro filosofia è proprio questa, una ricerca senza fine, cercando di violare il meno possibile i diritti degli altri (che non coincidono necessariamente con il Diritto Positivo).
Non vi convince? Beh, guardate dentro voi stessi: ognuno di noi ha dei momenti in cui si sente nel Giusto e si aggrappa a un suo Centro di Gravità, altri che lo portano a trasgredire e giocare, trovando in se stesso, piccolo superuomo, l'arte creatrice che lo esalta. E poi, nella maggior parte del tempo, si attiene a dei principi di buon senso e umanità, imparando dai propri sbagli e cercando vie nuove.
Questa tripartizione Platone la identificava nell'anima appetitiva, in quella irascibile e in quella razionale. Freud nell'Ego, Superego ed Es. Chi non ha voglia di rileggere questi Maestri del Pensiero può però andare a vedersi Il Cavaliere Oscuro: come avrebbero detto anche loro, «it's a great fun».
(da Alessandro De Nicola, Platone, Nietzsche, Popper e il mito del Pipistrello, su "Il Sole 24 Ore" del 23 luglio 2008)
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