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lunedì 17 ottobre 2011

questa cosiddetta malattia mentale

klimt ritratto di Margaret Stonborough-Wittgenstein
Su suggerimento di Dreca, ho letto il romanzo in cui Thomas Bernhard ci racconta, come in un lungo elogio funebre, la sua amicizia con Paul, Il nipote di Wittgenstein (celebre filosofo del Novecento). Il loro rapporto amicale si fonda su certe affinità elettive, su certi comuni stati mentali che gli sprovveduti medici, con la loro cialtronesca scienza, definiscono patologici, malati, folli: «un amico vero che comprendeva le più folli acrobazie della mia mente davvero assai complicata e dunque niente affatto semplice, un amico che non aveva alcun timore di seguire passo passo le acrobazie più folli della mia mente, ciò che nessun'altra persona del mio ambiente è mai riuscita a fare perché a tutte queste persone è sempre mancata la voglia di farlo».  
Entrambi hanno la malattia del contare (porte e finestre dei palazzi che vedono mentre viaggiano in tram), entrambi non camminano a casaccio sulle strade lastricate (ma, ad esempio, saltando due pietre su tre o toccandone sempre il bordo), entrambi sono a loro agio solo nei viaggi e negli spostamenti (non sopportano di rimanere in un posto troppo a lungo). Per quanto Paul getti dalla finestra (della sua mente) le ricchezze spirituali che possiede, queste ricrescono sempre più, incessantemente, fino quasi a farlo esplodere, e di questo la società ha paura. Ma se c'è una differenza tra nipote (folle) e zio (filosofo), questa sta solo nel fatto che Ludwig Wittgenstein ha reso pubbliche (pubblicandole come trattati) le proprie ricchezze spirituali e la società le ha chiamate filosofia, mentre Paul è etichettato, a causa del suo comportamento pratico, come affetto da una «cosiddetta malattia mentale, che non è mai stata classificata con esattezza»: «Ludwig e Paul, il celebre, epocale filosofo e il pazzo, quel pazzo di Paul che era filosofico tanto quanto suo zio Ludwig, come viceversa il filosofo Ludwig era pazzo esattamente come Paul. Uno, Ludwig, era forse più filosofico, l'altro, Paul, era forse più pazzo, ma oserei dire che del più filosofico dei Wittgenstein noi pensiamo che sia stato filosofo perché ha messo nero su bianco la sua filosofia e non la sua pazzia, e dell'altro, di Paul, che sia pazzo perché ha represso la sua filosofia e non l'ha resa pubblica per mettere in mostra soltanto la sua pazzia. Erano entrambi persone assolutamente straordinarie, nonché cervelli assolutamente straordinari, solo che uno ha messo in pubblico il suo cervello, l'altro lo ha messo in pratica».

1 interventi:

dreca ha detto...

appena finisco quello di Sebald in cui il protagonista assomiglia a Wittenstein per via dello zaino mi sa che mi leggo questo (che mi ero dimenticata)

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