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domenica 19 gennaio 2014

letture di gennaio (III)

Che il romanzo di Anthony Burgess da cui Kubrick aveva tratto uno spettacolare film fosse un capolavoro me lo potevo anche aspettare, in realtà. E invece Arancia meccanica mi ha stupito, in positivo. Immergersi ed entrare nel gergo privato della voce narrante di Alex è tanto ostico (almeno all'inizio) quanto affascinante e coinvolgente, e la difesa contro "il tentativo d'imporre all'uomo, una creatura capace di sviluppo e di dolcezza, capace alla fine di attingere il succo delle barbute labbra di Dio, di cercare d'imporre leggi e condizioni appropriate a una creazione meccanica" - che è ciò contro cui si alza la penna-spada dell'autore - è tanto poco retorica da risultare credibile ed efficace. La questione della scelta - etica e politica, individuale e collettiva - tra libertà e sicurezza, tra io e Stato, è posta, ragionata, vissuta, argomentata, combattuta tra le pieghe della narrazione in maniera esplicita e profonda: ci si può ridurre, o si può essere ridotti, ad "essere soltanto un'arancia meccanica", a orologeria, ma anche - dimensione che forse nella trasposizione cinematografica non emerge altrettanto chiaramente - si può all'opposto non essere soltanto "dei piccoli martini fatti di latta e con una molla dentro e una chiavetta fuori"? Da individuale l'alternativa tra meccanicismo e libertà si fa cosmica: possibile che "sarebbe andata avanti così fino alla fine del mondo, gira e rigira, come un tamagno martino gigantesco tipo Zio in Persona che girava e rigirava tra le granfie gigantesche una lezzosa arancia saloppa"?


Altro classico, e dai classici qualcosa di buono non può che derivarne sempre e comunque, anche inaspettatamente: Il libro della giungla di Rudyard Kipling. Divertente e interessante leggere le avventure e le vicende di Mowgli, cucciolo d'uomo allevato dal popolo libero dei lupi, come una messa in scena e decostruzione della classica dicotomia tra natura e cultura. Mowgli è un lupo? - "Io sono nato nella Giungla; io ho obbedito alla Legge della Giungla e non c'è lupo dei nostri al quale non abbia levato qualche spina dalle zampe. Essi sono i miei fratelli, non c'è dubbio!" -.Oppure è un uomo? - "Tu sei un piccolo uomo e dovrai tornare fra gli uomini, fra gli uomini che sono i tuoi fratelli. Gli altri ti odiano, perché i loro occhi non possono sostenere il tuo sguardo, perché tu sei scaltro, perché hai levato le spine dai loro piedi, perché sei un uomo" -. Ma se i lupi non lo vogliono più tra loro perché è un uomo, neanche gli uomini, tra i quali per breve tempo farà ritorno, lo vorranno a lungo con loro perché è un lupo. Così a Mowgli - scacciato tanto dal branco degli uomini quanto da quello dei lupi, a cui sono chiuse tanto la giungla quanto le barriere del villaggio - non resterà che cantare: "Come Mang vola tra le belve e gli uccelli, così io fuggo tra il villaggio e la giungla". Come Mang, il pipistrello, non è belva perché vola ma non è uccello perché ha i denti, così Mowgli non è lupo e non è uomo, ma è definito solo dalle sue azioni - "Tutta la giungla sa che io ho ucciso Shere Khan" - e in lui, nel suo cuore, convivono ambigui e contrastanti sentimenti che "si combattono come i serpenti in primavera": danza sulla pelle della tigre e ride, e insieme piange ed è ferito. Mowgli è il solo - eccezzionale vincitore della feroce mangiatrice di buoi e uomini - ed è solo - solitario, privo di fratelli, di compagnia, di appartenenza.


Non pienamente bella l'esperienza di lettura de La strada di Cormac McCarthy. La narrazione delle vicende di padre e figlio in marcia con un carrello del supermercato verso sud attraverso territori e scenari post-apocalittici - in cui non puoi mai sapere cosa la strada ti riserva e in cui l'atto più coraggioso è svegliarsi la mattina, in cui sembra discesa una inspiegabile (e inspiegata)pestilenza e in cui i rifiuti, le marginali cose ultime, sono testimonianze di un mondo in dissolvimento, che sta cancellando i referenti di un linguaggio che presto potrebbe perdere di significato, e dell'inadempiuta utopia della società, delle attese e delle aspirazioni da essa disattese e tradite, della sua promessa inappagata di felicità, costituendo un universo di aspettative ancora pulsante - procede avvincente e ben ritmata, ma la conclusione è eccessivamente improvvisa e, secondo me, incoerente rispetto alla costruzione della storia portata avanti fino ad allora. Mi attendevo e auspicavo un finale diverso, insomma. Peccato non poter giudicare il romanzo come più che discreto.

4 interventi:

Mia Euridice ha detto...

Non ho letto nessuno dei tre.
Però ho visto "Arancia meccanica".

Letture un po' troppo "maschili" per i miei gusti.

Adesso viaggio tra le pagine di Zweig. Rassicurante, sempre.


P.S. I tuoi commenti prevedono i "chapta": piuttosto detestabili. Ma si possono rimuovere. Ammesso che ti interessi.

nicce ha detto...

Zweig mi sembra un'ottima lettura davvero.
Grazie del suggerimento sui "chapta" che provo subito a rimuovere, visto che non mi interessano affatto.

Mia Euridice ha detto...

Ti ringrazio.
Sia per l'apprezzamento su Zweig, sia per aver rimosso i "chapta".
I tuoi commentatori apprezzeranno, sono sicura.

nicce ha detto...

grazie a te e buone letture ;-)

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