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martedì 7 gennaio 2014

more than human

Il romanzo More Than Human (in italiano tradotto come Più che umano o anche Nascita del superuomo) di Theodor Sturgeon, pubblicato per la prima volta nel 1953 (esattamente dieci anni prima dell’uscita del fumetto Uncanny X-Men), «narra la storia - ci dice Slavoj Žižek in Vivere alla fine dei tempi - dell’incontro di sei persone straordinarie con strani poteri, che sono in grado di “blesh” (blend-mesh, miscelare-intrecciare) le loro capacità e, in questo modo, agiscono come un solo organismo e raggiungono l’homo gestalt, il prossimo passo dell’evoluzione umana». Queste sei straordinarie persone dagli strani poteri, miscelando e intrecciando le proprie capacità risultano «più strambi e “individualistici” degli uomini ordinari – il loro riunirsi in un nuovo Uno crea le condizioni perché le loro peculiarità fioriscano. Questo bizzarro collettivo non ricorda la tesi di Marx che in una società comunista la libertà di tutti sarà fondata nella libertà di ogni individuo?». 
Qualche brano scelto dal testo di Sturgeon:

«"Ascolta," disse lei con passione, "noi non siamo un fenomeno da baraccone. Siamo l'Homo Gestalt, capisci? Siamo un'entità unica, un nuovo tipo di essere umano. Non siamo stati inventati. Ci siamo evoluti. Siamo lo stadio successivo. Siamo soli; non c'è nessun altro come noi. Non viviamo nel genere di mondo in cui vivi tu, con dei sistemi morali o dei codici etici a guidarci. Viviamo su un'isola deserta insieme a un gregge di capre!"
"Io sono la capra."
"Sì, sì, lo sei, non lo vedi? Ma noi siamo nati sull'isola senza nessuno che potesse esserci di insegnamento, dirci come comportarci. Possiamo imparare dalle capre tutto ciò che rende una capra una buona capra, ma questo non cambierà mai il fatto che noi non siamo capre! Non puoi applicare a noi lo stesso insieme di regole che valgono per gli esseri umani qualunque; noi non siamo la stessa cosa!"
Stava per interromperla, ma lei gli fece cenno di aspettare: "Ascolta, hai mai visto uno di quei musei che espongono una fila di scheletri, poniamo di cavalli, a partire dal piccolo Eohippus fino ad arrivare, dopo altri diciannove o venti, allo scheletro di un Percheron? C'è una differenza enorme tra il numero uno e il numero diciannove. Ma che differenza c'è tra il numero quindici e il numero sedici? Una differenza minima!"».

L’Homo Gestalt si presenta come un’entità unica e nuova, non certo un banale fenomeno da baraccone, non il prodotto o l’invenzione di qualcuno, ma lo stadio successivo dell’evoluzione, un essere più che umano. Ma per questo si sente solo, come su un’isola deserta abitata solo da capre, da esseri con cui di certo non può condividere niente di simile a un senso di appartenenza e di comunità. Tra due stadi successivi dell’evoluzione, due stadi prossimi e vicini, certo non c’è tutta la differenza che passa tra un piccolo Eohippus e un Percheron, è riscontrabile una differenza minima. Però non sono la stessa cosa. L’uomo sull’isola deserta potrà imparare dalle capre, forse, come fare ad essere una buona capra, ma questo non cambierà mai la circostanza che egli non è una capra, non farà mai di lui una capra. Straordinari questi sei individui, più che umani, ma anche strani e soli, non c’è nessun altro come loro. Come dovrebbero comportarsi? Come regolare la loro condotta di vita, lo loro esistenza?

«Janie dice che hai bisogno di una morale. Sai cos'è una morale? La morale è l'obbedienza a regole che le persone stabiliscono per aiutarti a vivere tra loro. Tu non hai bisogno di una morale. Nessun sistema di regole morali può valere per te. Tu non puoi obbedire a regole stabilite da quelli della tua specie, perché non esiste nessuno della tua specie. Tu non sei una persona qualunque, perciò la morale delle persone qualunque non ti servirebbe più di quanto potrebbe servire a me la morale di un formicaio. Perciò nessuno ti vuole e tu sei un mostro. Ma Gerry, c'è un altro tipo di codice a tua disposizione. È un codice che richiede fede più che obbedienza. Si chiama ethos. Anche l'ethos ti fornirà un codice per la sopravvivenza. Ma si tratta di una sopravvivenza più generale di quella della tua persona, della mia specie o della tua specie. Si tratta del rispetto delle tue origini e della tua posterità. Si tratta di riflettere sulla corrente principale che ti ha creato e in cui quando verrà il momento tu creerai qualcosa di ancora più grande. Aiuta l'umanità, Gerry, perché ora l'umanità è tua madre e tuo padre; tu non li hai mai avuti prima. E l'umanità aiuterà te producendo altri esseri come te, così che non sarai più solo. Aiutali a crescere. Aiutali ad aiutare l'umanità e a ottenere molti altri come te. Perché tu sei immortale, Gerry. Tu ora sei immortale. E quando la tua specie sarà abbastanza numerosa, il tuo ethos diventerà la loro morale. E quando la loro morale non sarà più adatta alla specie, tu o qualche altro essere etico ne creerete una nuova capace di fare un ulteriore balzo in avanti lungo la corrente principale, senza dimenticare il rispetto per te, il rispetto per coloro che ti hanno dato alla luce e per coloro che hanno dato alla luce loro, sempre più indietro fino alla prima creatura selvaggia, che era diversa perché il suo cuore sussultava quando vedeva una stella. Io sono stato un mostro e ho scoperto questo ethos. Tu sei un mostro. Ora tocca a te».


Nessun sistema di regole morali umane, troppo umane, potrebbe essere semplicemente seguita da questo nuovo essere come cui non c’è nessuno al mondo. Sarebbe come pretendere che un uomo obbedisse al comportamento delle capre o alle regole di un formicaio. Questo fa dei sei straordinari individui dei mostri, dei reietti, dei mutanti, perseguitati e temuti. Ma c’è speranza anche per un mostro. O meglio, bisogna un po’ riconsiderare il concetto di “mostro”. Per come è presentato qui da Sturgeon, il termine mostro sembra indicare qualsiasi essere nuovo e diverso che si presenti come creatore e portatore di un nuovo ethos, inadatto alle normali regole morali del mondo in cui nasce. Ma compito del mostro è aiutare l’umanità in cui vive a crescere, proprio creando nuovi modi di vita, mostrando nuove possibilità esistenziali e potenzialità d’essere. La differenza tra umanità e normalità da una parte, e mostruosità dall’altra, sembra essere una questione solo numerica, descrittiva e non prescrittiva. Questi mostri più che umani non sono fenomeni da baraccone, non sono errori o incidenti della vita, ma rappresentano, invece, una possibilità positiva per l’umanità. Piuttosto che un rischio per l’uomo, questi esseri nuovi, strani, diversi, straordinari, costituiscono un faro per i momenti di difficoltà e pericolo dell’umanità stessa.

«Ed ecco, anche, la guida, il faro per i momenti in cui l'umanità poteva trovarsi in pericolo; ecco il Custode che ogni uomo conosceva – non una forza esteriore e neppure un terrificante Occhio nel cielo, ma una cosa ridente con un cuore umano e un grande rispetto per le proprie origini, odorante di sudore e di terra appena arata, e non soffusa dal pallido odore della santità».

Non inviati da una qualche divinità o provvidenza trascendente, da una qualche forza esterna, celeste, pallida e terrificante, questi esseri più che umani sono il risultato di un fattore tutto umano, di uno spirito ridente e profondamente rispettoso della sua natura immanente e umana, e che odora di sudore e terra. 

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