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mercoledì 24 agosto 2011

ficcare il naso nella storia

Famosa è la metafora con cui Marc Bloch - in Apologia della storia o Mestiere di storico - paragona lo storico all'orco, che fiuta la preda umana della storia: «Il bravo storico è come l’orco della fiaba. Egli sa che là dove fiuta carne umana, là è la sua preda».
Quale miglior modo, dunque, che avvicinarsi ad un periodo storico di quello di adoperare il naso, il fiuto: annusarlo, sentirne l'odore, il profumo o... la puzza. 
«Al tempo di cui parliamo [nel diciottesimosuskind, il profumo secolo], nella città regnava un puzzo a stento immaginabile per noi moderni. Le strade puzzavano di letame, i cortili interni di orina, le trombe delle scale di legno marcio e di sterco di ratti, le cucine di cavolo andato a male e di grasso di montone; le stanze non aerate puzzavano di polvere stantia, le camere da letto di lenzuola bisunte, dell'umido dei piumini e dell'odore pungente e dolciastro di vasi da notte. Dai camini veniva puzzo di zolfo, dalle concerie veniva il puzzo di solventi, dai macelli puzzo di sangue rappreso. La gente puzzava di sudore e di vestiti non lavati; dalle bocche veniva un puzzo di denti guasti, dagli stomaci un puzzo di cipolla e dai corpi, quando non erano più tanto giovani, veniva un puzzo di formaggio vecchio e latte acido e malattie tumorali. Puzzavano i fiumi, puzzavano le piazze, puzzavano le chiese, c'era puzzo sotto i ponti e nei palazzi. Il contadino puzzava come il prete, l'apprendista come la moglie del maestro, puzzava tutta la nobiltà, perfino il re puzzava, puzzava come un animale feroce, e la regina come una vecchia capra, sia d'estate sia d'inverno» (Patrick Süskind, Il profumo).

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