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venerdì 26 agosto 2011

in principio fu...

L'amore che è tutto ciò di cui abbiamo bisogno, secondo alcuni non sarebbe altro che una droga, un cocktail di dopamina, feniletilamina e ossitocina che, entrando in circolo nel sangue, provocherebbe una follia chimicamente indotta.
Si può essere d'accordo o meno con questa teoria di alcuni ricercatori universitari, ma non si può non vedere in essa una delle tante applicazioni del principio del riduzionismo: l'idea che si possono comprendere le cose riducendole, appunto, agli elementi che le compongono, o che si possono interpretare processi complessi assimilandoli a processi semplici.
Il primo uomo a proporre questo tipo di principio, è stato Talete: la sua dottrina secondo cui "tutto è acqua" non è altro che un'operazione di grande riduzione.
E così per i suoi successori della scuola di Mileto, Anassimandro e Anassimene: pur teorizzando ognuno un principio (arché) diverso, tutti però sostenevano se si vuole capire il mondo bisogna descrivere le cose in una forma che risulti comprensibile, e ridurre qualcosa è come tradurlo in un linguaggio più accessibile, in cui essa sia più semplice da gestire e meno misteriosa; sono i livelli più bassi di descrizione a denotare la vera realtà, perché è in essi che la natura prende le sue grandi decisioni, perciò per comprendere un fenomeno la cosa più utile è scendere ai livelli inferiori, più elementari.

 Maurits Cornelis Escher, Verbum, 1942, litografia.

Ci dev’essere una qualche sostanza, o più d’una, da cui le altre cose vengono all’esistenza
[fr.A12].



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