Da una parte, infatti, ha una trama avvincente, che raggiunge quasi l’apice della produzione di Evangelisti, rappresentato – secondo l’opinione di chi scrive – da Mater Terribilis. Dall’altra, inoltre, il libro sembra contenere e illustrare una sorta di summa della filosofia che sostiene e governa il mondo storico-fantastico in cui vive l’inquisitore domenicano.
Tutti gli elementi che compaiono nell’opera di Evangelisti – storici, filosofici, geografici, artistici, letterari, architettonici – convivono e si armonizzano perfettamente tra di loro e con la struttura narrativa. I romanzi di Eymerich sono un prezioso e ricco veicolo di informazioni, atmosfere e suggestioni sul contesto storico, ambientale e culturale delle storie in essi narrate: storia, geografia, arte, filosofia, fanno da sfondo e sostengono il loro racconto, la loro trama, e così si trasmettono al lettore.
Indubbio è, quindi, anche l’implicito valore didattico di questa letteratura: generalmente, i prodotti espressamente istruttivi hanno un basso valore estetico e “puzzano” subito di truffa, perché tradiscono le regole del gioco del media che utilizzano, forzandolo verso un’esplicita connotazione didattica e rendendolo, invece, solamente povero e didascalico. L’implicitamente didattico, invece, come questo di Evangelisti, è decisamente più efficace: tutta una serie di conoscenze, essendo intessuta direttamente all’interno della storia narrata, alimentandola, entra nell’immaginario e nella mente del lettore a sua insaputa, andando a costituire elementi e frammenti che egli spontaneamente comporrà, insieme a tutti gli altri della sua esperienza, costruendo un mosaico virtuale che si configura come un sapere aperto e mobile.
Telaio davvero universale, dunque, quello della scrittura di Evangelisti, che riesce a tessere insieme – e in maniera abilissima, senza far spezzare neanche un filo – trame narrative avvincenti e orditi culturali precisi.
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