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mercoledì 17 agosto 2011

il barboncino di schopenhauer

«La pietà per gli animali è talmente legata alla bontà del carattere che si può a colpo sicuro sostenere che un uomo crudele verso gli animali non può essere un uomo buono».

Così scriveva Schopenhauer, filosofo che amava molto i cani, condannava la caccia, la corrida e la vivisezione e sosteneva le teorie vegetariane.
Brahma, il barboncino del filosofo, - al quale egli dava nell'intimità il nome di Atma (l'anima del mondo) - ha avuto nella sua vita un posto non indifferente, al punto che il suo testamento conteneva una menzione speciale per l'avvenire dell'animale.
Il filosofo tedesco proponeva un'etica dell’abnegazione, consistente nell’attingere al nirvana (estinzione), una pace definitiva fatta di rassegnazione, negazione individuale, ascesi che porta dal desiderio al riposo e dalla noia all’indifferenza; l’ideale era quello del santo o del buddista, nei quali «la volontà si stacca ormai dalla vita. L’uomo perviene ormai allo stato di rinuncia volontaria, alla rassegnazione, alla vera tranquillità, all’assenza completa di volere».


È per questi due motivi che mi piace immaginare Schopenhauer come Shaka di Virgo personaggio del manga e anime Saint Seiya (I Cavalieri dello Zodiaco) ispirato al mondo del buddismo – con in braccio un tenero barboncino bianco.

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