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mercoledì 2 novembre 2011

corpo a corpo con la morte

Nel suo saggio Filosofando con Harry Potter, Laura Anna Macor definisce la saga della Rowling come «un vero e proprio esercizio spirituale, una sorta di ginnastica interiore, che niente ha da invidiare al Fedone platonico o ai virtuosismi teoretici di Essere e tempo» di Heidegger, collocabile negli scaffali delle librerie in compagnia non solo di libri fantasy o per ragazzi. La vera co-protagonista di tutta la vicenda sarebbe, infatti, la Morte e lo scontro – uno scontro interiore, più che esteriore e carnale – con essa dei diversi personaggi: la brama umana di distruggere i limiti della mortalità e i molti tentativi messi in atto dai maghi per vincere la morte (l'Elisir di Lunga Vita estratto dalla Pietra Filosofale, il sangue di unicorno, gli Inferi, gli Horcrux, i Doni della Morte) si contrappongono all'accettazione della dimensione umana nel pieno delle sue implicazioni, vale a dire anche nel pieno delle sue limitazioni («Come scrive l'eminente filosofo mago Bertrand de Pensées-Profondes nel suo famoso trattato Uno studio delle possibilità di invertire gli effetti contingenti e metafisici della morte naturale, con particolare riguardo alla reintegrazione di essenza e materia: "Lasciate perdere. Non succederà mai.», da Le fiabe di Beda il Bardo). La vera differenza tra Voldemort e Harry Potter consiste nell'atteggiamento nei confronti della morte che li contraddistingue: da un lato la Morte viene temuta e, proprio per questo, sfidata, dall'altro viene temuta ma rispettata, riconosciuta come irreversibile. Il rispetto di questa linea di confine, di questo limite, definisce l'uomo in quanto tale.
La priorità di dignità e giustizia rispetto al semplice mantenimento dell'esistenza a tutti i costi, il subordinare la sopravvivenza ad altri e più alti valori – cioè, accettare la morte – sono caratteristiche di Harry Potter sin dal suo primo anno a Hogwarts: «Se uno finisce dannato per sempre, meglio morire, no?», sostiene Harry quando il centauro Fiorenzo lo rende edotto degli effetti del bere il sangue di unicorno (Harry Potter e la Pietra Filosofale). E la semplicità e l'immediatezza di questo parere si rivelano autentiche dopo essere state nuovamente acquisite attraverso le molte sofferenze e innumerevoli traversie della sua travagliata adolescenza: «Vi sono cose assai peggiori nel mondo dei vivi che morire» (Harry Potter e i doni della Morte). «Peggio che morire sembra essere tutto ciò che priva l'essere umano del suo proprium, vale a dire della sua dignità e della sua affettività», spiega l'autrice, richiamando la spiegazione del professor Lupin sugli effetti del malvagio potere dei Dissennatori, che non portano via la vita ma l'anima, non rubano l'esistenza ma l'umanità: «È molto peggio. Puoi esistere anche senza l'anima, sai, purché il cuore e il cervello funzionino ancora. Ma non avrai più nessuna idea di te stesso, nessun ricordo... nulla. Non è possibile guarire. Esisti e basta. Come un guscio vuoto. E la tua anima se n'è andata per sempre... è perduta» (Harry Potter e il prigioniero di Azkaban).
È proprio l'accettazione della morte, riconosciuta come condizione definitoria del proprio essere, ad orientare l'agire umano facendolo rispondere a un ordine di ragioni superiore al mero impulso alla sopravvivenza, alla richiesta biologica di salvaguardia personale – il rispetto della morale e dell'umanità, l'impegno per la concretizzazione della giustizia –, e a rendere possibile quella magia antica e potente che è l'amore: «la magia dell'amore consiste nella protezione fornita alle persone amate, nel momento in cui si sia pronti a morire per loro», in un effetto scudo prodotto dal sacrificio della vita compiuto per amore, ed inoltre è «l'unica via autentica che permette all'uomo di rimanere tale, cioè di accettare la propria mortalità, senza per questo dover però rinunciare a ogni speranza in una qualche forma di sopravvivenza», spiega la Macor.
Tutto questo Voldemort non lo ha mai compreso: «"Niente è peggio della morte, Silente!" ringhiò Voldemort. "Ti sbagli" replicò Silente. "In verità, l'incapacità di capire che esistono cose assai peggiori della morte è sempre stata la tua più grande debolezza» (Harry Potter e l'ordine della fenice). Ed è per questo che alla fine Harry Potter risulta essere il vero padrone della Morte, il legittimo proprietario e degno possessore dei suoi doni, il che non significa invulnerabile o immortale, poiché è diverso il modo di intendere la vittoria sulla morte di Harry rispetto a quello propagandato da Voldemort: una via radicalmente altra rispetto alla negazione dell'umanità e all'annullamento dei confini naturali – rappresentati anche dall'abbrutimento fisico, dal processo di imbestialimento e deformazione cui Voldemort va incontro divenendo «una spaventosa mistura di teschio e rettile, a significare che il progetto di liberazione dai vincoli dell'umano è sicuramente riuscito, anche se non nella direzione programmata» – è quella rappresentata dal sopravvivere alla morte nel ricordo e nell'affetto dei propri cari. Uno dei simboli di questa accettazione della morte è proprio la fenice: «ben lungi», afferma  l'autrice, «dal rappresentare, come di primo acchito si potrebbe credere, la vittoria sulla morte, apparentemente annullata nelle periodiche rinascite, la fenice è invece l'emblema più compiuto dell'interiorizzazione del limite: essa rinasce perché muore, non accetta di morire perché sa che rinascerà, ma rinasce perché ha accettato di morire. Harry ripropone lo stesso percorso della fenice: non va incontro alla morte perché immagina che potrà tornare indietro, ma, al contrario, può tornare indietro perché ha deciso di andare incontro alla morte». In questo Harry Potter è superiore persino ad Albus Silente, che confessa: «Ma chi di noi avrebbe mostrato la saggezza del terzo fratello, se avessimo avuto la possibilità di scegliere fra i tre Doni della Morte? Maghi e Babbani sono altrettanto assetati di potere: chi avrebbe resistito alla Bacchetta del Destino? Quale essere umano, che avesse perduto una persona cara, non avrebbe scelto la Pietra della Resurrezione? Persino io, Albus Silente, troverei più facile rifiutare il Mantello dell'Invisibilità. Il che dimostra che, per quanto intelligente, sono comunque un idiota come tutti» (Le fiabe di Beda il Bardo). Anche Harry è esposto al rischio di cedere alla seduzione della necromanzia a causa del suo dolorosissimo vissuto, è anch'egli vulnerabile all'idea e al desiderio di imporsi sulla morte e renderla reversibile, ma egli, conclude la Macor, «vince questa sua tentazione e arriva ad accettare la morte, sua e dei propri cari, comprendendo che ci sono cose ben peggiori per i vivi che morire».
Nello scontro finale – non solo una lotta ma la dimostrazione della superiorità di una scelta, quella di andare incontro alla morte rinunciando alla possibilità di sopravvivere – le figure che accompagnano Harry Potter sono parte di lui, invisibili a chiunque altro, ed è quello il modo in cui i nostri cari sopravvivono alla morte. Come aveva già spiegato Silente ad Harry dopo lo scontro con i Dissennatori da cui è salvato dal Patronus di un cervo come quello del padre: «Credi che le persone scomparse che abbiamo amato ci lascino mai del tutto? Non credi che le ricordiamo più chiaramente che mai nei momenti di grande difficoltà? Tuo padre è vivo in te, Harry, e si mostra soprattutto quando hai bisogno di lui. Altrimenti come avresti fatto a evocare proprio quel Patronus? Ramoso è tornato a correre la notte scorsa. Quindi ieri notte hai visto tuo padre, Harry... l'hai incontrato dentro di te» (Harry Potter e il prigioniero di Azkaban).

Nel complesso un saggio più analitico che filosofico, ambito in cui sostanzialmente nulla aggiunge dopo il bel testo di Simone Regazzoni Harry Potter e la filosofia.

1 interventi:

dreca ha detto...

certo che sulla scia del successo del libro e del film di roba sul maghetto ne è uscita e come al solito molti si improvvisano...diciamo che di filosofico c'è quello che c'è nella saga...tratta i grandi interogativi della vita...però è uno spunto buono per riparlare del maghetto e dei grandi temi che ha sollevato ;-)

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