In una piccola isola nipponica, un giovanissimo pescatore - educato dal mare e dalla voce delle sue onde - non conosce le maniere di amare, non avendone potuto apprendere alcun modello dal cinema o dai romanzi. Le imparerà insieme a una ragazza, da poco tornata su quell'isola.
Ancora un romanzo - questo La voce delle onde di Yukio Mishima - acquatico, liquido, semplice ed insinuante.
Ancora un romanzo - questo La voce delle onde di Yukio Mishima - acquatico, liquido, semplice ed insinuante.
Una citazione divertente è questa del fratellino del protagonista che, in gita scolastica, va per la prima volta al cinema e ne racconta l'esperienza in una cartolina alla madre:
La prima sera a Kyoto ci permisero d'andare dove volevamo, e così Sochan, Katchan e io ci siamo recati subito in un grande cinematografo nelle vicinanze. Era lussuoso come un grande albergo. Ma le sedie ci parvero terribilmente strette e dure, e quando cercammo di sederci era proprio come stare appollaiati su un poggiatoio per galline. C'indolenzivano il sedere, e perciò non riuscivamo a star comodi.
Dopo qualche minuto, dietro di noi un uomo gridò: "Seduti lì davanti! Seduti lì davanti!" Ma noi già stavamo seduti, e pensammo che quello volesse scherzare. Ma allora un signore molto cortese ci mostrò come dovevamo fare. Ci disse che i sedili erano pieghevoli e che se li avessimo spinti in giù si sarebbero trasformati in poltrone. Ci grattammo la testa, consci di aver commesso uno stupido errore. E quando li spingemmo in giù, divennero realmente poltrone, abbastanza soffici anche per l'Imperatore in persona.
Dopo qualche minuto, dietro di noi un uomo gridò: "Seduti lì davanti! Seduti lì davanti!" Ma noi già stavamo seduti, e pensammo che quello volesse scherzare. Ma allora un signore molto cortese ci mostrò come dovevamo fare. Ci disse che i sedili erano pieghevoli e che se li avessimo spinti in giù si sarebbero trasformati in poltrone. Ci grattammo la testa, consci di aver commesso uno stupido errore. E quando li spingemmo in giù, divennero realmente poltrone, abbastanza soffici anche per l'Imperatore in persona.
Proprio pochi giorni prima di leggere tale scena, mi era tornata in mente un'immagine di un lungometraggio Disney, La Sirenetta: quando Ariel incontra sulla superficie del mare il gabbiano che le mostra i suoi tesori, cose molte delle quali la sirenetta non ha mai visto, come ad esempio una forchetta; ma lei non sa cosa sia, a cosa serva, come si usi, e a dire il vero neanche il gabbiano che l'ha trovata, presa e conservata, e che le spiega che è un arricciaspiccia, cioè un attrezzo per pettinarsi, cosa che subito Ariel inizia a fare con quell'oggetto. In comune queste due scene hanno l'idea che dietro a / prima de / intorno a le tecnologie - del pettine o del sedile pieghevole - c'è sempre una cultura, una mentalità, senza le quali quegli stessi oggetti non funzionano "correttamente" o non funzionano punto. Insomma, la tecnologia non è solo l'oggetto, la macchina, ma tutto un modo di essere e agire.
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