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mercoledì 31 dicembre 2014

letture di dicembre

Doppia lettura per Don Winslow, con I re del mondo e Le belve. Lo stesso mondo cinico, apatico, egoista, avido de Il potere del cane. Due buoni romanzi, ottimamente narrati, con grandi e potenti personaggi.
Dopo la piacevole scoperta con Callisto, torno anche a Torsten Krol con Gli uomini delfino, intreccio di avventura e antropologia tra gli indigeni sudamericani del Venezuela che ha per protagonista una famiglia tedesca in fuga da uno sconfitto nazismo. Piacevole lettura ricca di colpi di scena, ironia e implausibili trovate che l'autore riesce con il suo stile a rendere credibili al lettore.
Prima lettura, invece, per Patricia Highsmith, con il suo thriller di ambientazione italiana, quasi totalmente veneziana anzi, Inseguimento. Un romanzo di genere particolare, ai limiti del suo genere, appunto, quasi più una storia filosofico-psicologica che gialla. Comunque abbastanza convincente da farmi propendere per altre letture dell'autrice.
Un piacevolissimo libretto di Fabio Geda sul suo viaggio in Giappone: la non delusione delle sue aspettative, alimentate da anime, manga, letteratura e cinema, di cui come chiunque appartenente a una certa generazione si è nutrito e con cui, grazie a cui, è cresciuto; l'esperienza culturale ed estetica del cibo; tanti piccoli frammenti e istantanee. Itadakimasu. Umilmente ricevo in dono, merita il mio domo arigato gozaimasu, il mio grazie, grazie mille, ancora una volta, anche per questa leggera ma saporita esperienza di lettura.
L'avventuroso e filosofico romanzo di Umberto Eco Il pendolo di Foucault, tra citazioni e analogie, vertigini della lista e ricuciture storiche, epifanie e invenzioni, ispirazioni e traspirazioni.
Finalmente, con estremo ritardo ma con grande piacere (anche perché letto in compagnia ad alta voce), il finale della saga di J.K. Rowling, Harry Potter e i Doni della Morte.

Tra i fumetti, il secondo e il terzo capitolo dell'appassionante saga fantascientifica bonelliana Orfani, scritta da Roberto Recchioni: tra Bugie e Verità la trama prosegue rivelando inaspettati retroscena e colpi di scena. Inoltre, l'ottimo primo volume di Saga, fumetto fantasy-fantascientifico splendidamente scritto da Brian K. Vaughan, con sapiente miscela di azione e riflessione, emozione e ironia, e splendidamente disegnato da Fiona Staples: una guerra tra due razze diverse, un amore contrastato, nascita e morti, potere e schiavitù, esplorazioni spaziali e magia.

In campo saggistico, l'ottima Filosofia della crudeltà di Lucrezia Ercoli e La Crisi dell'utopia di Luciano Canfora. Inoltre, di passaggio: le poche pagine del discorso di Carl Schmitt su Machiavelli; alcuni libri editi da Isbn Edizioni di filosofia non accademica e per bambini, ma non solo, e illustrati, come Il libro dei grandi contrari filosofici, scritto da Oscar Brenifier e illustrato da Jacques Després, e le non banali piccole vite filosofiche realizzate da Jean Paul Mongin su Cartesio (Il genio maligno del signor Cartesio) e Kant (La folle giornata del professor Kant).

giovedì 2 gennaio 2014

fortuna o occasione

Dopo il ciclo The Prince (Il Principe), con tanto di espliciti riferimenti e citazioni all'opera e al pensiero di Niccolò Machiavelli, per Daken - l'Oscuro Vendicatore nonché figlio del mutante e X-Men Wolverine - è l'ora della saga Godlike (su Dark Wolverine #82-84), in cui fanno la loro comparsa le Parche/Norne/Fato, che il disegnatore Giuseppe Camuncoli realizza graficamente attraverso un esplicita citazione e ri-creazione dell'opera pittorica di Klimt.
Anche in questo caso, inoltre, sembra esserci un implicito rimando alla filosofia di Machiavelli e all'immagine dell'uomo moderno che traspare nel suo trattato politico, un uomo che si fa artefice del proprio destino, della propria stessa fortuna, non più ruota che gira e assegna una sorte ma occasione da acciuffare con costanza e virtù.

"Non mi è incognito come molti hanno avuto e hanno opinione che le cose del mondo sieno in modo governate dalla fortuna e da Dio, che li uomini con la prudenzia loro non possino correggerle, anzi non vi abbino remedio alcuno; e per questo potrebbero iudicare che non fussi da insudare molto nelle cose, ma lasciarsi governare alla sorte. Questa opinione è suta piú creduta ne’ nostri tempi per la variazione grande delle cose che si son viste e veggonsi ogni dí fuora di ogni umana coniettura. A che pensando, io qualche volta mi sono in qualche parte inclinato nella opinione loro. 
Nondimeno, perché il nostro libero arbitrio non sia spento, iudico potere essere vero che la fortuna sia arbitra della metà delle azioni nostre, ma che etiam lei ne lasci governare l’altra metà o presso a noi. E assomiglio quella a uno di questi fiumi rovinosi, che quando s’adirano allagano e piani ruinano gli alberi e gli edifizii lievano da questa parte, terreno pongono da quell’altra: ciascuno fugge loro dinanzi, ognuno cede allo impeto loro senza potervi in alcuna parte obstare. E benché sieno cosí fatti, non resta però che li uomini quando sono tempi quieti non vi potessino fare provvedimenti e con ripari e argini, in modo che crescendo, poi, o egli andrebbano per uno canale o l’impeto loro non sarebbe né sí licenzioso né sí dannoso. 
Similmente interviene della fortuna: la quale dimostra la sua potenzia dove non è ordinata virtú a resisterle e quivi volta e sua impeti dove la sa che non sono fatti li argini e li ripari a tenerla". 

 






venerdì 30 dicembre 2011

mosè

Savonarola può essere visto come esempio del confluire di due tradizioni che non rifuggono dall’ira: quella dell’aristotelismo tomistico spesso adottato dall’ordine domenicano e quello della tradizione dell’ira di Dio, che riferisce alla fabbricazione del vitello d’oro, allo scatto d’ira di Mosè che spezza le tavole della legge, all’uccisione delle tremila persone colpevoli di una regressione a divinità dagli uomini. Il modello di Mosè quale emancipatore del suo popolo sta alla base della nostra immagine di rivoluzione. Tutte le rivoluzioni moderne considerano le fasi di transizione, l’attraversamento del deserto, come il momento in cui occorre la durezza affinché non si perda la fede nella Terra Promessa e nella sua invisibile necessità, dettata dalla nuova divinità che è la Storia.
Anche per Machiavelli è necessario far uccidere coloro che sono impossibilitati a comprendere il nuovo. «Tutt’i profeti armati vinsono, e li disarmati ruinorno. Moisè, Ciro, Teseo e Romulo non arebbero potuto fare osservare loro lungamente le loro costituzioni, se fussino stati disarmati». Diversamente da Savonarola, Papa Giulio II Della Rovere non era un profeta disarmato. Questo combattivo Papa «procedette in tutto il tempo del suo pontificato con impeto e con furia». Non per nulla, sulla sua tomba in San Pietro in Vincoli Michelangelo ha potentemente messo al centro il suo Mosè, nel momento in cui sta per cedere all’ira e spezzare le tavole della Legge.
Nel Mosè e Aronne di Schönberg si presenta la complementarietà antagonistica tra i due fratelli: da un lato vi è Mosè, il rappresentante della legge, della parola essenziale, del pensiero senza immagini, della trascendenza; dall’altro lato vi è Aronne, che dona al popolo immagini visibili, fatte dall’uomo, in grado di compiere miracoli, attorno alle quali sono lecite l’anarchia e le orge. Si tratta di una polarità ineliminabile.
Noto è l’episodio di un dibattito tra un rappresentante del Partito Comunista Tedesco e uno del Partito Nazional-Socialista Tedesco. Il comunista infarcì il suo discorso di cifre, di citazioni dal Capitale di Marx, discettò sulla caduta del saggio medio di profitto; il nazionalsocialista al contrario fece ricorso al mito, alle immagini, all’emotività, assimilò comunismo e capitalismo in quanto fattori di disumanizzazione e di prevalenza delle macchine, toccò le corde profonde dei presenti e alla fine uscì trionfalmente vincitore da questo duello oratorio convincendo delle sue idee anche chi era contrario.

(Remo Bodei, Il Mosè di Schönberg e quello di Machiavelli, in AA.VV., Figure del conflitto)

domenica 19 giugno 2011

icone rinascimentali

Che cos'è, esattamente, un emblema? La definizione che si legge sui dizionari pare largamente insufficiente: un'immagine enigmatica o simbolica, accompagnata da un motto che aiuta a decifrarne il significato, a sua volta chiarito più in basso da un breve testo, in versi o in prosa. Per fortuna viene in soccorso la pubblicità. Avete presenti le scarpe Nike? Nike in greco vuol dire vittoria; il logo stilizzato allude appunto alle ali di una Vittoria alata (come la statua del Louvre); e il motto "Just do it!" occupa lo spazio che spettava alla riflessione sentenziosa.
Potere dell'immagine, concisione, memorabilità: un emblema e un brand di successo hanno parecchie cose in comune.
Ci si può immergere in questo mondo di simboli e cifre grazie all'edizione del capostipite di questo fortunato genere letterario: Il libro degli emblemi di Andrea Alciato, la cui prima edizione apparve in Germania nel 1531 (una seconda edizione fu approntata nel 1534 e in successive ristampe, fino al 1621, il numero degli emblemi lievita da 113 a 212, corpus che lunga tutta la sua vita Alciato non aveva mai smesso di incrementare e correggere, riorganizzando testi e immagini).
Pervasa da una crescente curiosità per i geroglifici, che erano ritenuti celare il sapere originario dell'Egitto, la cultura rinascimentale era ormai pronta a entusiasmarsi per un'opera del genere. Proprio questo legame degli emblemi con gli interessi "ermetici" degli umanisti è importante: oltre alla memorabilità del nesso parola/immagine, con le sue evidenti implicazioni pedagogiche, la forma dell'emblema implica infatti anche una comunicazione cifrata, per iniziati, capaci di decifrare i significati reconditi racchiusi in una figura mitologica o in un simbolo. Di lì a pochi anni, la secolare passione delle aristocrazie europee per i motti figurati che ogni gentiluomo era tenuto a scegliere come autodescrizione del proprio carattere e delle proprie aspirazioni, sarebbe nata anche su queste basi e avrebbe trasformato la cultura dell'emblema in un raffinato gioco di società.
Oltre la vicenda delle interpretazioni ermetiche di questi emblemi e le loro influenze sulla storia dell'arte, c'è un altro filone di indagine che non può essere trascurato. In quanto massimo giurista del Cinquecento, Alciato è stato percepito dai suoi contemporanei come un pensatore politico e appunto di riflessioni sulla vita associata degli uomini sono pieni gli Emblemata, che nelle ristampe degli anni Quaranta giungono ad accogliere più di uno spunto dalle opere di Machiavelli, a cominciare dalla figura, ambigua, del centauro come incarnazione del perfetto politico, che dovrà, alla bisogna, recuperare la propria metà ferina per prevalere nella contesa. Esattamente come per le numerose reinterpretazioni alchemiche, in questa chiave nei decenni successivi non mancarono riscritture e chiose del libretto di Alciato ripensato come "manuale di prudenza" per i sovrani.

(da Gabriele Pedullà, L'apparenza non inganna, in Il Sole 24 Ore - Domenica, 6 dicembre 2009)

mercoledì 11 maggio 2011

un principe oscuro

Figlio dell'artigliato mutante degli X-Men Wolverine e della sua sposa giapponese Itsu, Daken ha militato durante il Regno Oscuro (Dark Reign) di Norman – ex "Goblin" poi "Iron Patriot" – Osborn negli Oscuri Vendicatori  – versione più tenebrosa e violenta dell'originale supergruppo formata da eroi controversi quali Sentry e Ares e, soprattutto, da supercriminali sotto false spoglie (l'assassino Bullseye si fingeva Occhio di Falco, Venom era mascherato da Uomo Ragno, Moonstone aveva assunto il ruolo di Ms. Marvel) –, indossando il vecchio costume e recitando il ruolo del padre.
More about Dark Wolverine Vol. 1La sua adesione era dovuta alla volontà di seguire un personale e machiavellico piano, e proprio al letterato fiorentino Niccolò Machiavelli e alla sua più celebre opera, Il Principe, rende omaggio il primo arco di storie di cui Daken è protagonista: The Prince, appunto, pubblicato negli USA su Dark Wolverine 75-77 (agosto-ottobre 2009) e poi in Dark Wolverine vol. 1. The Prince (novembre 2009), in Italia su Wolverine 244, 245 e 246 (maggio-luglio 2010).
Nel corso delle storie compaiono anche un paio di citazioni dal trattato politico di Machiavelli: «L'odio s'acquista così mediante le buone opere, come le tristi», a commentare proprio la figura e il carattere di Daken, capace di azioni atroci e di altruistici gesti che non possono non destare sospetti; e «La prima coniettura che si fa del cervello d'uno signore, è vedere li uomini che lui ha d'intorno», visto che Daken analizza e studia i propri compagni di gruppo, e in ciò mostra spiccate qualità da psicologo aiutate  da sensi incredibilmente sviluppati (questo uno degli aspetti del suo potere mutante), per capire chi ha di fronte, cioè Norman Osburne che li ha reclutati e riuniti.

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