Pages

Visualizzazione post con etichetta wittgenstein. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta wittgenstein. Mostra tutti i post

sabato 28 settembre 2013

letture di settembre (II)

Continua ancora il corso su Moderno e Postmoderno e si passa a saggi di Emerson e Wittgenstein.

Per il filosofo americano Ralph Waldo Emerson ho letto alcuni saggi, in particolare quello sulla fiducia in se stessi e quello sull'esperienza. Non tenendo in considerazione libri e tradizioni, tutto lo scintillio del firmamento della passata e dell'altrui arte e sapienza, bisognerebbe invece imparare a tener d'occhio il barlume di luce che guizza in ognuno di noi e imparare a comportarsi non da minorenni e invalidi e codardi, da "fanciulli che meccanicamente ripetono le frasi di nonne e tutori", da diperati e piagnoni cui sono stati strappati muscoli e cuore, da "soldatini da salotto", ma come chi non mostra mai "quell'umore d'incertezza e renitenza, quella sfiducia che s'impossessa di noi solo perché la nostra aritmetica ha calcolato le forze e i mezzi che si oppongono a un nostro proposito", come chi ha l'occhio ancora indomato e non si conforma a nessuno. L'opposto del conformismo - la virtù più ricercata dalla società, in quanto benda che tappa gli occhi, uniforme-prigione del partito cui si è aderito, graziosa espressione asinina, sciocco viso della lode - è la fiducia in se stessi, la capacità e il coraggio di ogni uomo di operare secondo le proprie originali, sincere, autentiche vedute. Così, "con l'esercitare la fiducia in se stessi, nuovi poteri verranno alla luce", "una possibilità di espressione ardita e grandiosa e tuttavia differente" da qualunque altra.

Con invidiabile chiarezza, distinzione e precisione Ludwig Wittgenstein conduce le sue Ricerche filosofiche nel tentativo di superare un modello e una rappresentazione classici ma primitivi del modo e della maniera in cui funziona il linguaggio, che non è un mero sistema di comunicazione ma un gioco linguistico costituito e intessuto da un'insieme di attività imparentate, legate da affinità e somiglianze di famiglia, come gli strumenti che si trovano in una cassetta di utensili, come nel tessere un filo si intreccia fibra con fibra così che esso è l'ininterrotto sovrapporsi di queste. Un gioco e una famiglia dai contorni forse sfocati, irregolari, ma la purezza cristallina della logica, il suo rigore, sono esigenze che minacciano di trasformarsi in qualcosa di vacuo: "non c'è alcun fuori; fuori manca l'aria per respirare" e si finisce "su una lastra di ghiaccio dove manca l'attrito e perciò le condizioni sono in un certo senso ideali, ma appunto per questo non possiamo muoverci. Vogliamo camminare; dunque abbiamo bisogno dell'attrito. Torniamo sul terreno scabro!" 
Il testo prova anche a dare una risposta alla domanda 'che cos'è la filosofia'. Su questo 'terreno scabro' dove camminiamo incontrando 'attrito', "la filosofia è una battaglia contro l'incantamento del nostro intelletto, per mezzo del nostro linguaggio", contro i pregiudizi, le forme e le immagini che ci tengono prigionieri e attraverso cui ripetutamente e inesorabilmente - "come un paio di occhiali posati sul naso" - seguiamo e guardiamo la natura. La filosofia lascia dietro di sé "rottami e calcinacci" degli "edifici di cartapesta" che ha distrutto, e su di noi lascia gli schietti "bernoccoli" che ci siamo fatti cozzando contro i limiti e gli errori in cui eravamo impigliati quando non ci raccapezzavamo. Lo scopo della filosofia, insomma, è "indicare alla mosca la via d'uscita dalla trappola".

lunedì 17 ottobre 2011

questa cosiddetta malattia mentale

klimt ritratto di Margaret Stonborough-Wittgenstein
Su suggerimento di Dreca, ho letto il romanzo in cui Thomas Bernhard ci racconta, come in un lungo elogio funebre, la sua amicizia con Paul, Il nipote di Wittgenstein (celebre filosofo del Novecento). Il loro rapporto amicale si fonda su certe affinità elettive, su certi comuni stati mentali che gli sprovveduti medici, con la loro cialtronesca scienza, definiscono patologici, malati, folli: «un amico vero che comprendeva le più folli acrobazie della mia mente davvero assai complicata e dunque niente affatto semplice, un amico che non aveva alcun timore di seguire passo passo le acrobazie più folli della mia mente, ciò che nessun'altra persona del mio ambiente è mai riuscita a fare perché a tutte queste persone è sempre mancata la voglia di farlo».  
Entrambi hanno la malattia del contare (porte e finestre dei palazzi che vedono mentre viaggiano in tram), entrambi non camminano a casaccio sulle strade lastricate (ma, ad esempio, saltando due pietre su tre o toccandone sempre il bordo), entrambi sono a loro agio solo nei viaggi e negli spostamenti (non sopportano di rimanere in un posto troppo a lungo). Per quanto Paul getti dalla finestra (della sua mente) le ricchezze spirituali che possiede, queste ricrescono sempre più, incessantemente, fino quasi a farlo esplodere, e di questo la società ha paura. Ma se c'è una differenza tra nipote (folle) e zio (filosofo), questa sta solo nel fatto che Ludwig Wittgenstein ha reso pubbliche (pubblicandole come trattati) le proprie ricchezze spirituali e la società le ha chiamate filosofia, mentre Paul è etichettato, a causa del suo comportamento pratico, come affetto da una «cosiddetta malattia mentale, che non è mai stata classificata con esattezza»: «Ludwig e Paul, il celebre, epocale filosofo e il pazzo, quel pazzo di Paul che era filosofico tanto quanto suo zio Ludwig, come viceversa il filosofo Ludwig era pazzo esattamente come Paul. Uno, Ludwig, era forse più filosofico, l'altro, Paul, era forse più pazzo, ma oserei dire che del più filosofico dei Wittgenstein noi pensiamo che sia stato filosofo perché ha messo nero su bianco la sua filosofia e non la sua pazzia, e dell'altro, di Paul, che sia pazzo perché ha represso la sua filosofia e non l'ha resa pubblica per mettere in mostra soltanto la sua pazzia. Erano entrambi persone assolutamente straordinarie, nonché cervelli assolutamente straordinari, solo che uno ha messo in pubblico il suo cervello, l'altro lo ha messo in pratica».

ShareThis