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domenica 22 dicembre 2013

un uomo ragno superiore

Dopo gli eventi di Amazing Spider-Man #700, ora abbiamo un Uomo Ragno "superiore", più severo, che lavora fuori dalla legge facendo del bene, che cura le cause della malattia e non si limita a trattarne i sintomi, simile a uno spietato vigilante alla Batman - o alla Moon Knight, per rimanere in casa Marvel e non scomodare la Distinta Concorrenza.

"Guardate: mentre Parker trattava i sintomi... io, Otto Octavius, eliminerò la malattia. Libererò la città dal crimine. Vi salverò tutti. D'ora in poi sarò un eroe migliore di quanto meritiate!".

(da Superior Spider-Man #10, del luglio 2013, in Italia Superior Spider-Man #4 del dicembre 2013)


martedì 10 settembre 2013

puoi perché devi

Lo sconvolgente finale della testata del Tessiragnatele, il dialogo tra il Dottor Octopus nel corpo (e con i ricordi) di Spider-Man e quest'ultimo in quello - morente - dell'arci-nemico e criminale.

Dottor Octopus - Fermo! Non voglio questo! N...
Spider Man - Volevi essere l'Uomo Ragno. Be', non ci sono solo i suoi poteri.
Dottor Octopus - Ti... ucciderò! 
Spider Man - Non lo farai. Perché sai quanto è preziosa la vita. E quale tragedia è... ogni volta che viene stroncata.
Dottor Octopus - Ti prego. Basta. È troppo, non posso... continuare.
Spider Man - Sì che puoi. Sarai sorpreso di quanto puoi fare. Di quante cose sia giusto combattere.
Dottor Octopus - No! Tutto questo che mi stai mostrando... è impossibile!
Spider-Man - Lo so. Ma lo fai comunque.
Dottor Octopus - E lo vedo... lo sento. Lo faresti ancora?!
Spider-Man - Sì, Otto.
Dottor Octopus - Anche me? Salveresti la mia vita, con tutto quel che è successo?!
Spider-Man - Sì! È questo che sono... che siamo.
Dottor Octopus - N-non lo voglio fare.
Spider-Man - Troppo tardi. Attento a quel che desideri... Spidey.
Dottor Octopus - Dimmi. Perché... perché posso farlo?
Spider-Man - Perché devi. Perché... da un grande potere...
Dottor Octopus - ... Derivano grandi responsabilità. Capisco.
Spider-Man - Bene. Sei l'Uomo Ragno ora.

(da The Amazing Spider-Man #700, del febbraio 2013, in Italia Amazing Spider-Man #600 dell'agosto 2013)


martedì 26 luglio 2011

l'ultimo insegnante di scienze sulla faccia della terra

Okay, ricapitoliamo. Cosa abbiamo imparato oggi? Abbiamo imparato che il tempo non è una costante, che la materia è malleabile e che la gravità... la gravità può essere sfidata. A volte, almeno. Qualche domanda?
Okay, ricordate di leggere i capitoli 3 e 4! Domani parleremo della legge della gravitazione universale di Newton. In altre parole, getteremo cose dal tetto e le vedremo rompersi.
(da Astonishing: Spider-Man & Wolverine 2, settembre 2010, in Astonishing: Spider-Man & Wolverine 1di3, luglio 2011)



martedì 26 aprile 2011

da grandi poteri derivano grandi responsabilità

Secondo una prospettiva utilitaristica la giustezza o meno di un’azione è determinata interamente dalle sue conseguenze: nello specifico è determinata dalla quantità di bene  e di felicità prodotta dall’atto mediamente, non solo per la persona che lo ha compiuto. Si tratta di massimizzare il piacere e minimizzare il dolore. In accordo con questa filosofia, gli individui dotati di superpoteri hanno il dovere morale di essere supereroi: Peter Parker è obbligato ad essere Spider-Man, perché la possibilità di grande dolore personale è compensata dal bene che la sua attività da supereroe produce nel mondo.
Ma può essere vero che Peter Parker è obbligato ad essere Spider-Man, anche a qualunque costo personale? L’utilitarismo non riesce a dar conto degli atti supererogatori, che vanno al di là del richiamo del dovere, atti che è bene compiere ma che non è malvagio non compiere. Un altro problema dell’utilitarismo è il suo rapporto con la giustizia. In Joker: L'avvocato del diavolo, Joker si ritrova nel braccio della morte perché ritenuto colpevole di un crimine che non ha commesso. Batman sa che il Joker non ha commesso tale crimine, ha le prove per dimostrarlo: dovrebbe lasciare che il Joker paghi per un crimine che non ha commesso? Secondo una prospettiva utilitaristica sì, ma Batman si rifiuta di far giustiziare il suo nemico sulla base di un errore giudiziario.
Le teorie non-consequenzialiste, invece, negano che il valore morale delle azioni sia interamente determinato dalle loro conseguenze. Immanuel Kant ritiene che si debba agire per il dovere e che quindi siano le intenzioni ad avere un ruolo cruciale nel determinare il valore morale di un’azione. Kant, in una delle sue tre formulazioni dell’imperativo categorico che dovrebbe essere la guida delle nostre azioni morali, esprime la necessità di trattare gli altri esseri umani sempre come fini e mai unicamente come mezzi, ponendo una maggiore enfasi sull’importanza di non trattare mai gli individui come semplici mezzi che su quella di trattarli come fini in se stessi. Così, i non-consequenzialisti distinguono  tra doveri negativi e positivi, ponendo una maggiore enfasi su quelli negativi, e poiché questi sono più forti, ci è proibito adempiere ai nostri doveri positivi violando quelli negativi. Se nessun dovere negativo è violato dalla scelta di Peter Parker se essere o meno Spider-Man, entrambe le scelte sono moralmente ammissibili e optare per essere un supereroe è un atto supererogatorio, che va oltre il richiamo del dovere, e proprio per questo è ancor più degno di lode. La grande responsabilità che deriva dall’avere grandi poteri non è tanto il dovere di usare quei poteri come supereroe, quanto l’obbligo di non usarli a fin di male.
Un’altra questione che merita una riflessione è come, nella loro lotta al crimine, i supereroi dovrebbero interagire con la legge e le istituzioni che la applicano. Batman non è un ufficiale di polizia: non ha mandati per irrompere nei covi dei criminali, usa tattiche di intimidazione fisica per ottenere informazioni, spesso arresta criminali senza avere prove legalmente sufficienti contro di essi e certamente non legge loro i propri diritti. Dovrebbe e potrebbe Batman fare queste cose? Come mostra l’esame della prospettiva utilitaristica, delle azioni che producono il bene più generale potrebbero ancora essere ingiuste. I supereroi non dovrebbero avere delle esenzioni speciali, a meno che non pensiamo che anche gli agenti di polizia dovrebbero averle: il potere da solo non giustifica uno speciale trattamento legale. Delle esenzioni dalla legge potrebbero essere ammissibili se queste leggi non esprimono i nostri doveri negativi, che sono i più importanti doveri morali che abbiamo: potrebbe essere possibile esentare Superman dal rispetto di una zona interdetta al volo, o Batman da quello del codice della strada (la batmobile va piuttosto veloce), ma non è ammissibile esentarli dalle leggi che esprimono i nostri doveri negativi fondamentali.

(da Christopher Robichaud, With great power comes great responsibility: on the moral duties of the super-powerful and super-heroic, in Superheroes and philosophy)

lunedì 18 aprile 2011

perché i supereroi dovrebbero essere buoni?

Kierkegaard descrive la vita che un uomo dovrebbe essere chiamato a condurre come una vita di amore universale, di amore per il prossimo come per noi stessi. Ovviamente non è facile una tale vita d’amore. Un primo pericolo che minaccia il nostro essere morale è un ostacolo interno al bene, alla giustizia, all’amore. Un secondo pericolo, invece, è esterno. La lotta implica un doppio pericolo, è una lotta su due fronti: un primo interno alla persona, una lotta con se stessi, e poi un secondo esterno, una lotta con il mondo. Afferma Kierkegaard: «Abbandona i tuoi desideri egoistici e i tuoi bisogni, abbandona i tuoi piani e scopi di ricerca personale, cosicché tu possa agire veramente e altruisticamente per il bene – e poi, proprio per questa ragione, preparati ad essere disprezzato come un criminale, insultato e ridicolizzato» (Atti dell’amore). Per Kierkegaard, il livello ordinario del valore morale non è molto alto: possiamo ammirare i santi a distanza di sicurezza, ma un vero incontro con l’altruismo eroico ci disturba.
Spider-Man sembra affrontare entrambi i tipi di minacce presentate da Kierkegaard. La sua felicità personale entra in conflitto con la sua vocazione di supereroe. Egli non è mai tentato dall’usare i suoi poteri per il male – nonostante il breve periodo in cui li ha esercitati per il semplice guadagno economico, appena aveva scoperto di averli –, ma la sua scelta è tra l’usare i poteri per il bene o ritirarsi in una normale vita privata. Non c’è pericolo che Peter Parker diventi un cattivo, ciò che è in questione è la possibilità di raggiungere il tipo di altruismo richiesto dal vero amore per il prossimo. Spider-Man affronta la lotta interiore che Kierkegaard chiama primo pericolo, e in questo è come ognuno di noi: la maggior parte delle persone non è tentata dal divenire Hitler o Green Goblin, ma dalla volontà di occuparsi solo del proprio giardino, di raggiungere una felicità individuale senza curarsi dei bisogni degli altri.
In un certo senso, Spider-Man fa esperienza anche del secondo pericolo: la maggior parte delle persone che aiuta gli sembra grata, ma J. Jonah Jameson ritrae costantemente Spider-Man come una minaccia per la società. Gli X-Men, comunque, rappresentano un esempio ancora migliore del doppio pericolo di Kierkegaard, visto come nelle loro storie potenti politici sfruttano le paure della gente nei loro confronti per proporre leggi speciali che impongano ai mutanti di essere registrati, leggi che ricordano in modo preoccupante le misure iniziali messe in atto contro gli Ebrei dai nazisti tedeschi. Gli X-Men incarnano l’amore per il prossimo che Kierkegaard ritiene un fondamentale dovere umano perché agiscono per il bene di tutti, non solo dei loro simili, di chi fa parte della cerchia dei familiari e degli amici, o di chi li può ripagare con benefici di qualche tipo, ma anche di chi tenta di perseguitarli e danneggiarli.
L’agire per il bene dei mutanti non garantisce loro l’essere ben voluti, rispettati o apprezzati. La loro bontà non è quindi il frutto di un calcolo strategico volto ad assicurarsi tolleranza e accettazione, sicurezza. Essa deve essere il risultato di un qualche interiorizzato valore del bene, di una qualche motivazione interiore a fare la cosa giusta e buona resistendo all’universale tentazione di essere puramente interessati a sé. In tutto questo un ruolo di modello positivo è dato dalla struttura della scuola per mutanti di Xavier, fondatore degli X-Men: un posto dove gli studenti possono essere accettati e amati, e quindi con naturalezza iniziare a desiderare di essere come quelli che si sono dedicati ad aiutarli. Qualcuno che esibisce bontà ed è buono con te, stimola gratitudine e ammirazione, produce una crescita morale.
Quindi, forse, il miglior motivo adducibile al perché gli X-Men siano buoni è che essi hanno imparato ad amare il bene come risultato del rapporto con chi è buono. Questa spiegazione è valida anche per Peter Parker: l’omicidio dello zio Ben ha spinto Peter al bene e alla protezione della comunità piuttosto che alla meschina vendetta a causa della positiva educazione morale ricevuta dallo zio e dalla zia May.

(da C. Stephen Evans, Why should superheroes be good? Spider-Man, the X-Men, and Kierkegaard's double danger, in Superheroes and philosophy)

 

mercoledì 23 marzo 2011

eroi e supereroi

Il concetto di supereroe è problematico: più è “super” un individuo e meno è “eroico”, al contrario, più è “eroico” e meno deve essere “super”. Il concetto di supereroe è, dunque, al peggio un ossimoro, e al meglio implicherebbe che è da considerare eroe chi occupa i livelli più bassi dello spettro dei poteri, chi ha poca protezione ed è molto vulnerabile. Ma questo ragionamento è una semplice incomprensione. Il concetto di eroe è un concetto morale: un eroe è un uomo ammirato per i successi e le nobili qualità. Un supereroe è una persona estremamente potente, con debolezze e punti di forza, guidata dal suo nobile carattere in degne imprese. 
Uno dei problemi che J. Jonah Jameson, editore capo del quotidiano newyorkese "Daily Bugle", ha con Spider-Man è che la mera esistenza di un uomo che vive per gli altri è qualcosa come un manifesto rimprovero al resto degli uomini per l’inconcepibile inerzia, e quindi complicità, davanti ai tanti mali del mondo. I supereroi si distinguono non solo per i loro poteri ma per il loro attivismo altruistico e dedizione a ciò che è bene. Tenendo a mente il “super”, non bisogna mai permettersi di dimenticare l’elemento “eroe”. Non ogni combattente-del-crimine mascherato è necessariamente un eroe, e non ognuno con poteri sovrumani è necessariamente un supereroe.
Cosa ci vuole per essere un eroe? Sacrificio, autodisciplina, coraggio, determinazione, persistenza, lavoro di gruppo, creatività e autolimitazione, una linea da non attraversare, combattere il male senza diventare malvagi.
Platone credeva che il bene fosse intrinsecamente attrattivo, che ciò che è buono ci trascinasse nella sua direzione. Seneca scrisse: «Nessun uomo di grande valore è compiaciuto con ciò che è basso e inferiore. La visione di grandi imprese lo chiama e lo innalza». E ancora: «Scegli per te stesso un eroe morale la cui vita, discorsi e volto ti piacciano, immaginatelo in ogni momento come tuo protettore e come tuo schema etico. Tutti abbiamo bisogno di qualcuno il cui esempio possa regolare il nostro carattere. Adora un qualche uomo di gran carattere e tienilo sempre a mente. Poi vivi come se ti stesse guardando e ordina tutte le tue azioni come se le vedesse».

(da Jeph Loeb, Tom Morris, Heroes and superheroes, in Superheroes and philosophy)

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