Pages

Visualizzazione post con etichetta manifesti. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta manifesti. Mostra tutti i post

domenica 5 febbraio 2012

del diritto alla pop filosofia

More about DerridaDopo le splendide undici tesi de La decostruzione del politico, Simone Regazzoni torna ad affrontare il tema del rapporto tra la politica, la democrazia e la filosofia della decostruzione di Jacques Derrida nel breve saggio Derrida. Biopolitica e democrazia
In questo saggio Regazzoni propone nuovi percorsi di lettura tra i testi di Derrida intorno al tema della democrazia a-venire, impossibile – non in senso negativo, però – apertura nel cuore stesso di una fantasmatica sovranità di «uno spazio di im-potere che solo ha la forza di esporsi incondizionalmente all'evento dell'altro», debolezza senza potere, ma niente affatto senza forza, di «esposizione a ciò che viene e a chi viene, forza di rendersi vulnerabili all'altro, di lasciarlo venire prima ancora di farlo venire». Una condizione, quella della democrazia come puro spazio libero, che il filosofo francese chiama "messianico senza messianismo" – cioè non che sospende o rinvia all'infinito il momento del suo compimento, ma piuttosto che segnala «instancabilmente i rischi, politici, di questi fantasmi messianici di compimento che si condensano nel mito di una società interamente riconciliata» – e che definisce autoimmunitaria, perché, appunto, di vulnerabilità esposta e autodecostruttrice che permette il rischio di aprire il sé all'altro, rischio del peggio e al contempo chance dell'avvenire: «è vero che questo rischio può essere mortale: ma senza rischio c'è solo la morte».
Regazzoni è uno di quelli che ha accettato «l'ingiunzione a scrivere altrimenti, a mettere in gioco il proprio godimento nella parola rompendo radicalmente con le regole della buona scrittura filosofica» – ingiunzione che sembra un po' essere l'eredità di una scrittura, com'è quella di Derrida, che si colloca «nello spazio del godimento di una parola che "non vuole dire nulla" e non si sarà mai piegata alla legge paterna del senso» –, come dimostrano i suoi ottimi saggi/esperimenti/ibridazioni di pop filosofia su Dr. House, Harry Potter e Lost. Sa essere essoterico e popolare, come pure ostico ed esoterico, anche in questo rispondendo all'ingiunzione derridana di democratizzare la filosofia, perché è impossibile dissociare democrazia e filosofia: «non solo è auspicabile, ma è necessario per la decostruzione confrontarsi con graphic novel, serie TV, romanzi di genere, video games, proprio a partire da una decostruzione dell'opposizione gerarchica cultura alta/cultura bassa». 
E in conclusione, proprio nell'ultima nota finale, Regazzoni ci lascia con l'allusione al suo prossimo e provocatorio libro, irriverente e inedito anche nello stile: Tutto quello che avreste voluto sapere sulla filosofia e non avete mai osato chiedere a una sit-com. Diatriba a New York. A Times Square, il neo-cinico Martin H. importuna i poveri passanti con questioni filosofiche classiche affrontate attraverso il ricorso ad argomenti "bassi" e popolari, dalla spiegazione di che cos'è la filosofia attraverso un romanzo di Haruki Murakami in cui una giovane prostituta fa sesso citando Hegel (come già segnalato qui nel blog, visto che Murakami è una delle mie passioni letterarie), alla questione dello sfruttamento del lavoro marxiano illustrato con Living' on a Prayer di Bon Jovi.

mercoledì 30 marzo 2011

crossover: per una filosofia popular

More about Pop filosofia
Gioco mentale in forma di parole. Pensiero in atto che richiede forza, creatività e il coraggio di sperimentare, in assoluta libertà, l’inedito. Esiste un atletismo del pensiero. E la filosofia ne è forse l’espressione più pura e pericolosa. Perché estrema. «Nessuno disconosce la pericolosità degli esercizi fisici estremi, ma anche il pensiero è un esercizio estremo», scrive Gilles Deleuze (Pourparler). Stile, pensiero, vigore. Nulla è meno rassicurante di questi giochi o esercizi estremi in forma di parole.
È tempo di portare la battaglia filosofica nella popular culture, usando le armi migliori a disposizione della filosofia, dal pensiero critico alla decostruzione. Che la filosofia stessa si trasformi, così, in filosofia popolare, o pop filosofia, piuttosto che un rischio da evitare, è un obiettivo strategico da perseguire.
La pop filosofia è anche un ripensamento del momento essoterico della filosofia e una nuova forma di attivismo culturale e filosofico: è critica e decostruzione della cultura pop, ma anche capacità di contaminarsi con la cultura pop e di presentarsi essa stessa come opera di cultura pop. La pop filosofia è una filosofia mutante, è crossover in quanto incrocio e contaminazione di filosofia e cultura pop, perché mescola stili filosofici differenti e arriva anche a un pubblico che di norma non legge filosofia.
Pop filosofia è intesa come avanguardia filosofica insieme sperimentale e popolare, come ripensamento e trasformazione pop dell’idea deleuziana di macchina da guerra: oggetti vari della cultura di massa e pezzi di filosofia sono presi, decostruiti e riassemblati per dar vita a una macchina da guerra.

(da Simone Regazzoni, Prologo a Pop Filosofia)

lunedì 28 marzo 2011

i lampi di possibili tempeste

More about Harry Potter e la filosofia«La critica sentenziosa mi fa addormentare – diceva Foucault –; vorrei una critica fatta di scintille di immaginazione. Porterebbe con sé i lampi di possibili tempeste» (Il filosofo mascherato, in Archivio Foucault 3. estetica dell’esistenza, etica, politica). Sono i lampi di queste tempeste ciò che la filosofia dovrebbe provare a scatenare in un inedito confronto con il proprio tempo. La cultura di massa o cultura pop, con le sue storie e i suoi mondi, è oggi un campo imprescindibile per l’esercizio dell’antico e nobile amore della sapienza. Un esercizio qui inteso come riscrittura filosofica del testo pop e montaggio del testo filosofico con il testo pop. 
Certo, nell’Occidente antimagico vi sarà sempre qualche Babbano pronto a dichiarare che un romanzo di maghi, fantasmi, manici di scopa volanti, draghi, è diseducativo per la ragione, oltre che per i giovani lettori di cui rischierebbe di distorcere l’indole, e tante grazie. Ma questa, in fondo, è solo una vecchia storia, buona per spiriti tristi e risentiti che non sanno come giustificare la propria pigrizia intellettuale. E di questa storia, francamente, mi importa poco o nulla. La saga di Harry Potter è vera e reale perché apre un mondo. È quanto ci ha insegnato Heidegger: un’opera d’arte è la messa in opera di una verità in quanto è capace di aprire un mondo, di mettere in atto un mondo. È da qui, e non dai balbettii di certa critica letteraria, che occorre partire per comprendere la portata del romanzo-mondo creato dalla Rowling. La saga di Harry Potter è, a tutti gli effetti, un’opera d’arte della cultura pop di grande complessità e bellezza, e una risorsa straordinaria e potentissima per l’esercizio della filosofia. Una filosofia per bambine e bambini, streghe, maghi e Babbani. E per quanti sanno prestare ascolto alle parole di un grande poeta, René Char, che scriveva: «Sviluppate la vostra legittima stranezza».

(da Simone Regazzoni, Harry Potter e la filosofia)

mercoledì 23 febbraio 2011

solo musichetta

More about Kafka«Anche Kafka è solo “musichetta”, una musica di suoni deterritorializzati, un linguaggio che fila via con la testa in avanti, facendo capriole. Ecco dei veri autori minori. Una via d’uscita per il linguaggio, per la musica, per la scrittura. È quello che si chiama Pop – musica Pop, filosofia Pop, scrittura Pop: Wörterflucht [fuga di parola]. Servirsi del polilinguismo nella propria lingua, fare di essa un uso minore o intensivo, opporre il carattere oppresso di questa lingua al suo carattere oppressivo, trovare i punti di non-cultura e di sottosviluppo, le zone linguistiche di terzo mondo attraverso le quali una lingua sfugge, un animale si inserisce, un concatenamento si innesta. Saper creare un divenir-minore».

Così Gilles Deleuze in Kafka. Per una letteratura minore. Che cos'è una letteratura minore? Una musica, una filosofia, una scrittura Pop che producano un forte coefficiente di deterritorializzazione, che facciano vibrare in intensità inaudite sequenze di rumori, che tendano il linguaggio verso i suoi limiti o i suoi estremi.


ShareThis