David Dunn (interpretato dal duro a morire Bruce Willis), agente della sicurezza allo stadio di Filadelfia e uomo infelice, è l'unico sopravvissuto di un disastro ferroviario (125 morti). Elijah Price (Samuel L. Jackson), collezionista di fumetti e affetto da una rara malattia alle ossa che lo rende "fragile", si convince che Dunn sia una sorta di eroe indistruttibile.
Il regista M.Night Shyamalan torna nel 2000 – dopo il successo de Il sesto senso (1999) – con un altro thriller, Unbreakable, inquietante, visionario e della forte ambizione filosofica.
Quali sono i possibili impliciti filosofici che sostengono la trama del film? Forse basta ascoltare/leggere le parole conclusive dell'uomo di vetro Elijah rivolte all'indistruttibile David: «Ora che sappiamo chi sei tu, so chi sono io. Non sono un errore, tutto ha un senso. Nei fumetti lo sai come si fa a sapere chi è il cattivo più temibile? È l'esatto opposto dell'eroe e molto spesso sono amici, come io e te».
In quel romanzo di formazione della coscienza e ragione umane che è la Fenomenologia dello Spirito, Hegel sostiene che l’autocoscienza non può restare una vuota identità, un’autointuizione formale, non può rimanere chiusa nella singolarità del soggetto: essa ha bisogno di essere riconosciuta, di realizzare la propria libertà e identità mediante un altro essere altrettanto libero ed autocoscienze e capace quindi di darle la certezza di essere tale. Questo non può avvenire attraverso un rapporto puramente comunicativo, teoretico, ma comporta inevitabilmente una dimensione pratica di sfida e di lotta, il cui esito è l’instaurarsi del rapporto servo-padrone: un’autocoscienza è pronta a rinunciare alla vita pur di essere riconosciuta indipendente, l’altra ad accettare di essere dipendente pur di non perdere la vita.
Solo sapendo chi è l'altro da sé si può arrivare a sapere chi si è, solo nel concreto rapporto con il diverso, l'opposto, si può costruire la propria autocoscienza. Come è per il servo e il padrone, così solo incontrando un uomo indistruttibile il fragile Elijah sa chi è, sa che non è un errore, sa di essere l'uomo di vetro; e viceversa, solo dopo l'incontro con il suo opposto, David inizia a capire di essere un uomo che non si ammala mai, che non si può "rompere".
Il regista M.Night Shyamalan torna nel 2000 – dopo il successo de Il sesto senso (1999) – con un altro thriller, Unbreakable, inquietante, visionario e della forte ambizione filosofica.
Quali sono i possibili impliciti filosofici che sostengono la trama del film? Forse basta ascoltare/leggere le parole conclusive dell'uomo di vetro Elijah rivolte all'indistruttibile David: «Ora che sappiamo chi sei tu, so chi sono io. Non sono un errore, tutto ha un senso. Nei fumetti lo sai come si fa a sapere chi è il cattivo più temibile? È l'esatto opposto dell'eroe e molto spesso sono amici, come io e te».
In quel romanzo di formazione della coscienza e ragione umane che è la Fenomenologia dello Spirito, Hegel sostiene che l’autocoscienza non può restare una vuota identità, un’autointuizione formale, non può rimanere chiusa nella singolarità del soggetto: essa ha bisogno di essere riconosciuta, di realizzare la propria libertà e identità mediante un altro essere altrettanto libero ed autocoscienze e capace quindi di darle la certezza di essere tale. Questo non può avvenire attraverso un rapporto puramente comunicativo, teoretico, ma comporta inevitabilmente una dimensione pratica di sfida e di lotta, il cui esito è l’instaurarsi del rapporto servo-padrone: un’autocoscienza è pronta a rinunciare alla vita pur di essere riconosciuta indipendente, l’altra ad accettare di essere dipendente pur di non perdere la vita.
Solo sapendo chi è l'altro da sé si può arrivare a sapere chi si è, solo nel concreto rapporto con il diverso, l'opposto, si può costruire la propria autocoscienza. Come è per il servo e il padrone, così solo incontrando un uomo indistruttibile il fragile Elijah sa chi è, sa che non è un errore, sa di essere l'uomo di vetro; e viceversa, solo dopo l'incontro con il suo opposto, David inizia a capire di essere un uomo che non si ammala mai, che non si può "rompere".
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